Enrica Bonaccorti madrina della settimana del Pride

Tante novità per Enrica Bonaccorti una delle attrici, presentatrici e scrittrici più amate, che taglierà anche il nastro che inaugurerà la settimana del Pride

Enrica Bonaccorti madrina della settimana del Pride

Scrittrice, opinionista, attrice presentatrice, tanti i volti di Enrica Bonaccorti che ora è diventata anche doppiatrice per un documentario su Rai 3. In questi giorni però è una protagonista perché sarà lei a tagliare il nastro a Roma, alla gay croisette organizzata da Diego Longobardi, che darà il via a tutti i Pride d’Italia. Enrica da sempre molto vicina al mondo gltb, si è detta molto felice di questa cosa e ci racconta come è nata.

Come è stata invitata a “tagliare il nastro”?

Con una semplice telefonata del press agent Angelo Perrone, amico da una vita. Io ero già stata a metà degli anni '80 a ‘Muccassassina’, proprio per essere madrina di un evento, ed è in quell'occasione che conobbi Vladimir Luxuria che era il Direttore Artistico, per cui ho già avuto questa opportunità con loro, e con tutto il gruppo di ragazzi e ragazze che c'erano. Ne ho un ricordo molto bello. Tra l'altro feci i complimenti a Vladimir dicendo 'Bravissimo', non lo conoscevo e gli ho fatto i complimenti per la maniera in cui riusciva a tenere il palco… Diciamo che ci avevo visto bene”.

Ha accettato subito?

Non mi è passato neanche per la testa di non accettare, perché non penso che ci sia differenza fra le persone, né per colore, né per diversità sessuali o religiose. Noi siamo al mondo per poco tempo è il mondo è un granello di sabbia nell'universo, perché dobbiamo farci la guerra? Perché dobbiamo dire: ‘Tu non sei come me, allora ti escludo o addirittura ti ammazzo’, è un qualcosa che non esiste neanche nell'anticamera del mio cervello e vorrei che per tutti fosse così”.

Lei è sempre stata molto vicina al mondo Lgbt...

Quando hanno capito chi ero, mi hanno cercata per manifestazioni e se potevo ho sempre detto di sì come in questa occasione”.

Cosa ne pensa del mondo Lgbt di oggi?

Penso che finalmente siano venuti allo scoperto, tanto è vero che c'è sempre più gente che fa coming out, anche se trovo che sia negativo e sbagliato imporlo. Io sono per la libertà totale. Credo che chi fa le leggi dovrebbe dare libertà ai cittadini, ovviamente che non invadano il campo di altri che non diano problemi. Vorrei che anche nel nostro ordinamento ci fosse quello che c'è in America: il diritto alla felicità. Noi non lo abbiamo nella nostra costituzione”.

Cosa ne pensa delle unioni civili?

“Assolutamente d'accordo, sono tanti anni che ne parlo. A mio parere, bisogna chiamare ‘unioni’, tutte quelle che non si fanno in chiesa se si è religiosi ed osservanti. Però, in quel caso che non si mettano gli abiti da sposa scollati fino all'ombelico e spendano tutto quello che hanno per fare una bella festa, a mio parere non è questo il matrimonio religioso. Invece tutti gli altri, li chiamerei unioni. Queste servono per dare dei diritti a chi magari non può andare a trovare un ospedale qualcuno o altre cose del genere. Io farei tutto uguale ecco, senza distinguere se il tuo compagno sia maschio o femmina, perché non trovo assolutamente differenza. Un’ultima cosa, io farei molta attenzione caso per caso, ovviamente, ma non lascerei i bambini in orfanotrofio o per la strada”.

Ti si vede sempre tantissimo in tv, stai facendo l'opinionista ovunque c'è qualcosa di tuo che stai per fare o che ti piacerebbe fare?

"Se aspettate un po' ve lo dirò"

So che ha doppiato un documentario "Il corpo dell'amore"

“Sono la voce narrante di quattro documentari per Rai 3 che vanno in onda da stasera e per quattro venerdì sul problema di rispettare le persone come tali, non perché sono alte, basse, bianche o nere, oppure normodotati o con delle disabilità, abbiamo tutti le stesse esigenze gli stessi diritti e tutti invece abbiamo il dovere di stare attenti che questi non vengano a mancare. Al mondo dei disabili, ad esempio, manca moltissimo un assistente per il loro esigenze sessuali, che hanno come chi cammina dritto e che in Germania e in tanti paesi dell'Europa del Nord, sono addirittura pagati dallo Stato. Qui quando se ne parla, qualcuno ridacchia, qualcuno dice 'Che schifo' è una cosa che mi colpisce fortemente. Io se avessi una disabilità e mi trovassi in un paese che non mi fa camminare per strada in un modo tranquillo, che non mi permetta questo, quello e quell'altro mi incatenerei sotto il palazzo del governo”.

Cosa dirà all'inaugurazione?

“Non mi preparo mai prima vado diretta come in questo momento”.

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