Le curiose manovre di Twitter tra fake news e sondaggi

Elon Musk fa decidere agli utenti quali profili riattivare e riduce i controlli sulle fake news in materia di Covid e vaccini. Quo vadis, Twitter?

Le curiose manovre di Twitter tra fake news e sondaggi

Dopo i licenziamenti in massa, le nuove certificazioni e le polemiche gratuite (e poco furbe) con altri giganti del Tech, Elon Musk torna a fare parlare di sé con altre decisioni che riguardano Twitter e che sono di difficile interpretazione.

Su tutte ne emergono due: la diminuzione degli effettivi del gruppo che controlla le fake news e la modalità sondaggio con la quale Musk lascia decidere agli utenti quali profili riabilitare sulla piattaforma, così come è stato nel caso dell’ex inquilino della Casa Bianca Donald Trump.

Fake news e pandemia

Twitter non si occuperà più della disinformazione che aleggia attorno al Covid-19 e ai vaccini. Una decisione che la piattaforma comunica con una certa nonchalance, come fosse una notizia tra tante. Questo va ricondotto a due motivi principali: il primo è la mannaia che Musk ha maneggiato sui colli di chi lavora(va) negli uffici per il controllo della bontà dei contenuti, lasciandone alcuni pressoché sguarniti e altri con effettivi al di sotto delle necessità.

Se ne deduce che la verifica delle fake news non può più essere svolta con efficacia e quindi, almeno nella logica di Musk, se non si può fare con i dovuti crismi, tanto vale non farla affatto. Inoltre, e questo ci porta al secondo motivo, per il patron di Twitter la libertà di parola va difesa sempre e chi pubblica contenuti falsi o fuorvianti (non soltanto sul Covid o sui vaccini) merita di dire la propria al pari di chi si preoccupa di pubblicare informazioni di qualità.

Musk intende anche concedere il ritorno sulla piattaforma a quegli utenti che sono stati bannati proprio perché dispensatori di bufale, circa 60mila in tutto. Possono sembrare pochi ma non è così, perché gli account hanno follower e questi contribuiscono alla diffusione di qualsivoglia tipo di notizia, a prescindere dall’attendibilità dei contenuti e di chi li pubblica. È il gioco della viralità e della condivisione.

I sondaggi

Secondo il principio di democrazia che intende Elon Musk, devono essere gli utenti di Twitter a decidere. È bastato un sondaggio per concedere all’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump di potere approdare ancora su Twitter ma quelle organizzate da Musk sono tutt’altro che votazioni popolari.

Un sondaggio tiene conto di diverse variabili, soprattutto di natura demoscopica. Chi partecipa a un’indagine viene ripartito in gruppi classificati secondo diversi principi, tra i quali quelli anagrafici, reddituali o culturali. Inoltre, ai sondaggi di Musk partecipano soprattutto i suoi follower i quali non sono per forza di cose rappresentativi degli utenti di Twitter e, in ogni caso, un sondaggio non può essere ridotto soltanto a una mera questione numerica. Così fosse sarebbe lampante una considerazione su tutte: Musk ha 120 milioni di follower circa e al sondaggio hanno partecipato 15 milioni di utenti. Se i numeri fossero l’anima di un sondaggio apparirebbe chiaro che agli utenti di Twitter interessa molto poco del ritorno di Trump. Eppure, quei 15 milioni di aficionados di Musk sono diventati testimoni della volontà popolare degli utenti di Twitter.

I sondaggi organizzati da Musk sono una distorsione

della realtà, offrono una visione centrica (ed egocentrica) di tutta la piattaforma di microblogging. E, soprattutto, non hanno proprio niente a che vedere con la libertà di parola tanto decantata, auspicata e difesa da Musk.

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