Tempi sempre più duri per i furbi che cercano di aggirare le leggi collegandosi a piattaforme di streaming illegale, soprattutto per gli eventi sportivi, utilizzando il cosiddetto "pezzotto". Se dal 31 gennaio sono in vigore nuovi controlli grazie ai "robot sentinella", sofisticati software che beccano e bloccano la visione dei contenuti pirata, sono già state inviate le prime salatissime multe per chi ha sgarrato le regole comprese tra alcune centinaia di euro fino a cinquemila euro.
Sull'argomento è intervenuto nelle ultime ore anche il Commissario dell'AgCom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Massimiliano Capitanio, che ha posto l'accento soprattutto sui rischi associati a chi si rende colpevole di pirateria.
Cosa ha detto il Commissario
Sul proprio profilo Linkedin, Capitanio ha esordito affermando che il modo migliore per combattere la pirateria "è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali (!) che fanno business rubando proprietà intellettuali e diritti di altri". Da qui ha ricordato la necessità di multare gli utenti che utilizzano il pezzotto grazie ad applicazioni "facilmente scaricabili dagli store Android ed Apple ma anche dai portali Amazon, gli utenti dei tanti siti facilmente raggiungibili dai motori di ricerca (che ancora non collaborano come dovrebbero)".
Le multe per chi sgarra
Chi farà orecchie da mercante si vedrà recapiare una sanzione elevatissima che può arrivare fino a cinquemila euro: sicuramente meglio abbonarsi alle varie piattaforme legali ed evitare di incorrere in guai con la legge. "Forse non è ancora chiaro che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato...)", ha sottolineato Capitanio.
Come detto, nessuno dovrebbe più stupirsi sulle conseguenze legate al pezzotto visto che già, da inizio anno, le informazioni e restrizioni in tal merito erano state chiare. Grazie al software "Piracy schield", dal 2 febbraio sono stati bloccati entro trenta minuti dalla segnalazione ben 65 Dns e otto indirizzi Ip "che diffondevano in modo illecito le partite della 23esima giornata del Campionato di calcio di serie A", spiega un comunicato dell'AgCom dei primi di febbraio. Da quel momento gli interventi si sono moltiplicati e diffusi enormemente soprattutto durante i fine settimana e le prime sanzioni stanno già arrivando ai colpevoli.
"La normativa prevede che in occasione della trasmissione di un evento sportivo in diretta (partite del Campionato di calcio o gran premi di Formula uno, ad esempio), i titolari dei diritti possano accedere a Piracy Shield per segnalare i servizi da bloccare. Gli Internet service provider, ricevuto automaticamente il ticket creato dal titolare, procedono con l’oscuramento del sito pirata entro 30 minuti", spiega l'AgCom. In pratica parte tutto dalle emittenti tv che hanno l'evento in esclusiva e che riescono a risalire, grazie alla tecnologia, a chi sta sfruttando illegamente i loro diritti.
Cosa accade in Spagna
Il problema relativo al pezzotto non è esclusivamente italiano: nelle ultime settimane si sta muovendo anche la Spagna dove, grazie a un'ordinanza del Tribunale di Commercio numero 8 di Barcellona c'è stato il via libera nell'adozione di misure legali dirette contro tutti quegli utenti che guardano il calcio attraverso siti web illegali. L'ordinanza obbliga gli operatori Internet spagnoli - Telefónica, Vodafone, Orange, MásMovil e Digi - a informare le autorità competenti della Liga e fornire dati e informazioni sensibili di tutti gli utenti che si collegano ai server della pagina pirata del calcio.
"Un fronte comune in Europa non può che far bene", conclude Capitanio.Si ricorda che oltre alle multe fino a migliaia di euro, chi viene beccato a fornire servizi illegali rischia tra i sei mesi e tre anni di carcere.
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