Eolico in Sardegna, indagato anche Cappellacci

Il governatore Pdl accusato di corruzione. Galeotto un summit col faccendiere Carboni. Ma con le nuove leggi più severe ha impedito la speculazione: "Mi sarei aspettato una medaglia". Riciclaggio: chiesto l'arresto per il senatore Nespoli

Eolico in Sardegna,  indagato anche Cappellacci

Dopo Denis Verdini spunta un altro indagato eccellente nell’inchiesta della Procura di Roma sul business dell’eolico. È quello del governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e corruzione. Il coinvolgimento del presidente sardo sarebbe legato ai suoi rapporti col noto faccendiere Flavio Carboni, a capo del presunto comitato d’affari che da un paio d’anni, secondo i pm, tenta di mettere le mani sul settore delle energie rinnovabili nell’isola.

Cappellacci, appena insediato, cambia subito la legge che regola la materia, rendendo vano il precedente interessamento di Carboni nato ai tempi in cui governava Renato Soru. La vicenda giudiziaria che ha visto prima coinvolto il coordinatore nazionale del Pdl e ora il governatore Cappellacci, e che in alcuni punti s’incrocia con quella umbro-toscana sugli appalti del G8, prende le mosse dalle intercettazioni sull’utenza telefonica di Carboni. Da lì la matassa si è dipanata fino a interessare politici, imprenditori e anche alcuni magistrati, come Pasquale Lombardi, cofondatore dell’associazione «Diritti e Libertà». Secondo le indagini condotte dai carabinieri, Carboni, sotto inchiesta per concorso in corruzione insieme a Verdini, al costruttore Arcangelo Martino, al consigliere provinciale di Iglesias Pinello Cossu, al direttore dell’Arpas Ignazio Farris e, appunto, al giudice Lombardi, tenta di sbarcare in Sardegna per mettere le mani sull’appetitoso progetto dell’eolico già nel 2008, quando anche Carlo De Benedetti vedeva di buon occhio quel settore. La giunta sarda all’epoca era guidata da Renato Soru e per avvicinarlo Carboni avrebbe tentato di utilizzare proprio l’editore di Repubblica forse sfruttando la sua amicizia con il defunto Carlo Caracciolo.

Ma i piani del faccendiere crollano con la crisi del centrosinistra sardo e la vittoria, nel febbraio del 2009, è di Cappellacci. È a questo punto che Carboni cambia strategia e decide di coinvolgere Denis Verdini, al quale chiede di essere messo in contatto col neo governatore «affinché – scrive la procura - il suo progetto di mettere le mani sull’intera partita delle energie rinnovabili sarde possa concretizzarsi». Ma il ruolo di Verdini rispetto a Carboni sembra marginale. È solo un interessamento per farlo parlare con Cappellacci. L’incontro fra i tre, mai negato da Cappellacci, si svolge a Roma, e il governatore lo racconta così: «Carboni mi chiese informazioni sulla possibilità di sottoscrivere accordi di programma con la Regione Sardegna su fonti energetiche alternative. Io gli spiegai che non era possibile, che la precedente normativa lo consentiva, ma che adesso non era più possibile».

Carboni, dal canto suo, non smentisce i suoi rapporti o i suoi interessamenti, ma nega che ci siano degli illeciti. Pochi giorni fa, quando il nome di Cappellacci saltò fuori dalle carte dell’inchiesta e dopo la perquisizione dei carabinieri in alcuni uffici della Regione, il presidente sardo replicò da New York, dove in quel momento si trovava: «Mi sembra strano che il mio nome possa essere finito nelle carte di un’inchiesta come questa - disse -, al massimo mi sarei aspettato di ricevere una medaglia (...) per aver fermato l’assalto alla speculazione sulle energie rinnovabili. Gli atti sono sotto gli occhi di tutti: la mia amministrazione non ha autorizzato nemmeno un impianto in 15 mesi e ha vietato in maniera imperitura l’eolico off-shore. Per quello a terra ha fissato regole così stringenti che sarà possibile realizzare solo dei mini-parchi per l’autoproduzione industriale (...). Anche per questo sono assolutamente tranquillo».

L’inchiesta sull’eolico sfiora anche il Csm, e lo fa attraverso le intercettazioni telefoniche sul cellulare del giudice

Lombardi, in contatto con alcuni magistrati di piazza Indipendenza. Ulteriori telefonate al vaglio degli inquirenti riguarderebbero il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo.
(ha collaborato Luca Rocca)

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