Quante volte abbiamo letto, sui titoli di testa, la scritta: «Da una storia vera»? Non è mai così, ma pazienza: se il film commuove o emoziona, lo spettatore perdona volentieri qualche ritocco spettacolare. Vale anche per la Storia con la «s» maiuscola. Specialmente a Hollywood, dove gli sceneggiatori, alla faccia delle consulenze storiche pagate a peso doro, si prendono qualche libertà: per rendere più avvincente il racconto, per uniformarsi al «politicamente corretto», spesso per esigenze di mercato. Del resto, Quentin Tarantino nel suo Inglorious Basterds non si diverte forse a far morire Hitler e Goebbels in un cinema parigino, rovesciando il corso degli eventi?
Arriva ora da Londra una classifica del Times che fa le bucce, con un mix di britannica acribia e risentito patriottismo, a una serie di film a sfondo storico. Quasi tutti kolossal battenti bandiera a stelle e strisce. Un gioco da non prendere troppo sul serio, ma che rivela uno stato danimo. Ad aggiudicarsi il primato del film più ignorante è quel U-571 di Jonathan Mostow che nel 2000 provocò qualche diplomatico mal di pancia tra Usa e Gran Bretagna (davvero due popoli divisi dalla stessa lingua) per come ricostruiva la decodifica del sistema crittografico «Enigma» elaborato dai nazisti. Fu merito degli inglesi, non degli americani, come mostra il film. Il premier Tony Blair parlò di «affronto alla memoria storica», sollevando una polemica placata solo da una lettera conciliante di Bill Clinton.
Poi la storia del cinema è costellata di cantonate illustri, veri e propri stravolgimenti, o anche di errori più veniali, anacronismi, imprecisioni, quelli che gli anglosassoni chiamano bloopers. Si cita sempre il centurione di Scipione lAfricano per via dellorologio dimenticato al polso; ma anche il pur notevole Braveheart di Mel Gibson non scherza: passi la faccenda del kilt, entrato a far parte dellabbigliamento scozzese tre secoli dopo; ma leroe indipendentista William Wallace, morto nel 1305, non era un povero agricoltore bensì un influente proprietario terriero. Quanto alla love-story con la regina Isabella, allepoca della vicenda la fanciulla aveva solo due anni, davvero troppo pochi...
Se gli sfondoni storici lasciano il posto a pecionate «preistoriche» (animali già estinti, altri non ancora comparsi) nel terzo film in classifica, quel 10.000 BC di Roland Emmerich volentieri sbeffeggiato dalla rivista scientifica Archeology, si torna al 1.775 dopo Cristo con il quarto che ha per protagonista di nuovo Mel Gibson, stavolta però solo attore: Il patriota, sempre di Emmerich è un filmone tutto imboscate, massacri e vendette. Lo storico David Hackett Fischer va giù duro: il film «sta alla storia della guerra dindipendenza americana come Godzilla alla biologia». Prove a carico: il tedesco Emmerich attribuisce alle giubbe rosse atrocità contro le popolazioni civili ignote ai documenti storici.
Al povero Gibson tocca di portare la croce anche per Apocalypto, che evoca il declino della civiltà dei Maya. I sacrifici di massa, con cuori pulsanti estratti dal petto e teste che rotolano giù dalle piramidi, pare siano una tradizione azteca; in più la decadenza dei Maya sarebbe antecedente allarrivo dei Conquistadores. Naturalmente, accanto a film come Pearl Harbor, Amadeus e Maria Antonietta, non poteva mancare Il gladiatore di Ridley Scott, contro il quale infieriscono gli esperti mobilitati dal Times. Ma, a partire dalla morte di Marco Aurelio per mano di Commodo, era difficile prendere sul serio la ricostruzione storica di Scott.
Semmai il regista inglese andrebbe redarguito per Le Crociate: ci ha pensato il nostro Franco Cardini, che trovò «stucchevole e inopportuno lo schema ideologico, giocato sul contrasto tra i falchi che vogliono il conflitto di civiltà e le colombe desiderose di dialogo. Per quanto i musulmani, grazie a un Saladino abbastanza fedele alla realtà storica, escano meglio dei cristiani».
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