La Corea del Nord continua a minacciare la sicurezza internazionale. L’agenzia ufficiale Kcna ammonisce: "La situazione nella penisola coreana sta gradualmente andando nella direzione di una guerra termo-nucleare". E lancia un avvertimento:"Non vogliamo fare del male agli stranieri in Corea del Sud nel caso ci fosse una guerra, esortando tutte le organizzazioni straniere, le imprese e i turisti, a mettere a punto misure per l’evacuazione". Più che l'annuncio di una guerra imminente è il tentativo - ben riuscito - di tenere alta la tensione. La tensione cresce, non solo a Seul. E' molto alta anche in Giappone. Al punto che nel centro di Tokyo sono stati dispiegati due batterie di missili Patriot per far fronte a un eventuale attacco della Corea del Nord. Ne verranno installate altre, una sull’isola di Okinawa, che ospita una base Usa.
La versione di missili utilizzata è la "Pac-3" (Patriot Advanced Capability), la più sofisticata finora messa a punto. "Il governo sta compiendo il massimo sforzo per proteggere le vite dei nostri connazionali e garantirne la sicurezza", ha detto il premier giapponese Shinzo Abe. "Siamo in stato di allerta - ha sottolineato il ministro della Difesa - e dunque stiamo procedendo con una serie di misure adeguate". Oltre ai missili Patriot, Tokyo ha dispiegato nel Mar del Giappone cacciatorpedinieri Aegis, dotati di intercettatori di missili.
L’Esercito nord-coreano avrebbe completato i preparativi per il lancio di uno dei suoi missili a medio raggio, i "Musudan", posizionati sulla costa est del Paese: lo hanno riferito fonti governative a Seul. La scorsa settimana, secondo l’intelligence sud-coreana, Pyongyang aveva spostato dall’area occidentale a quella orientale del proprio territorio due Musudan, e li aveva posizionati su rampe di lancio semoventi. Questi missili possono colpire un bersaglio distante fino a 4.000 chilometri, raggiungendo non solo la Corea del Sud, ma anche il Giappone e l’avamposto militare statunitense di Guam, nell'oceano Pacifico.
L'Ue minimizza: rischio conflitto è limitato
Secondo Bruxelles il rischio di un conflitto armato in Corea è limitato. Lo riferisce un alto funzionario del servizio e per l’azione esterna guidato dall’alto rappresentante Catherine Ashton.
"Riconosciamo l’aumento della tensione e l’alto livello di imprevedibilità, ma la nostra valutazione è che ci sia un rischio limitato di conflitto armato, e la situazione a Pyongyang è per ora relativamente calma", ha spiegato la fonte. "Il rischio è che ci siano errori di calcolo o incidenti provocati - ha aggiunto - ma neanche a Seul c’è la percezione di una minaccia imminente".
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