Armi chimiche, la Siria ribadisce ok ai russi. La Francia interpella l'Onu

Il regime accetta la mediazione di Mosca. Parigi presenta una proposta di risoluzione all'Onu

Manifestazione pro Assad ad Amman, in Giordania
Manifestazione pro Assad ad Amman, in Giordania

Comincia a prendere corpo, timidamente e tra qualche diffidenza, l'idea che la proposta di smantellamento delle armi chimiche avanzata dalla Russia possa essere un'alternativa all'attacco statunitense sulla Siria.

Ieri il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva proposto a Damasco di mettere il proprio arsenale non convenzionale sotto il controllo internazionale, imbeccato da una dichiarazione del segretario di Stato John Kerry, che con tutta probabilità altro non era che una battuta. Una prospettiva abbracciata dall'Onu, il cui Segretario generale Ban Ki-Moon aveva chiesto che fossero distrutte in "un posto sicuro all'interno del Paese" e che non dispiace neppure alla Siria.

Oggi Wualid Muallem, ministro degli Esteri di Assad ha annunciato ufficialmente l'assenso del regime, come già fatto ieri in toni meno espliciti. Lavrov ha annunciato che Siria e Russia stanno lavorando a un piano concreto per mettere sotto controllo l'arsenale chimico, ribadendo "che deriva dai nostri contatti con i colleghi americani e dalla dichiarazione fatta da Kerry". Interessante notare come, fino a ieri, Assad non abbia mai ammesso di possedere i gas, neppure nella recente intervista alla Cbs.

La proposta di Mosca sembra convincere anche Iran e Cina, alleate di Damasco, e la Lega Araba. Israele, che eviterebbe in questo modo un coinvolgimento più diretto nella crisi in atto, ha qualche dubbio. Per Avigdor Liberman, ex ministro per gli Affari esteri, "Assad sta guadagnando tempo".

Il Consiglio di cooperazione del Golfo ha espresso il timore che "la cessione di armi chimiche non fermi lo spargimento di sangue" e continua a chiedere misure di deterrenza.

Ieri sera era stato il presidente statunitense Barack Obama, impegnato in una serie di interviste televisive, a ricordare che i tempi "sono stretti" e che per arrivare a questo punto si è dovuto minacciare un attacco su Damasco. Alla Fox News ha però anche detto che con Putin ha discusso a lungo della possibilità di un disarmo chimico. Il Congresso americano voterà ugualmente sulla possibilità di attacco, segno che tutto è ancora possibile.

In una conferenza stampa convocata a Parigi, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius ha spiegato oggi la posizione dell'Eliseo. La Francia, che aveva aderito rapidamente all'idea di un intervento statunitense, "presenterà oggi stesso alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione che chiede a Damasco di rendere pubblico il suo arsenale chimico" e provvedere alla sua eliminazione. Ma c'è già chi dubita del piano di smaltimento dell'arsenale chimico. Anche l'iniziativa andasse in porto, i tempi non saranno affatto brevi.

Esprimendo un sospetto già avanzato ieri dal premier inglese Cameron, Fabius ha spiegato che Parigi vuole evitare che la proposta russa "possa essere utilizzata" come "manovra diversiva" per temporeggiare. All'Onu chiederà un sistema di controllo per gli obblighi che il regime si assumerà - se l'iniziativa andrà in porto - e sanzioni severe in caso di violazioni.

In più di affidare alla giustizia internazionale i responsabili del massacro con le armi chimiche avvenuto lo scorso 21 agosto nella periferia di Damasco. Ad ogni modo - ha concluso Fabius - "tutte le opzioni sono ancora sul tavolo", strike compreso.

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