La risoluzione presa dall'Onu sulle armi chimiche di Damasco sembra non avere molta importanza per il presidente Bashar al-Assad, che in un'intervista a Rainews24 ha ribadito oggi che più rilevante è il fatto che la Siria abbia "aderito all'accordo internazionale contro le armi chimiche", prima che le Nazioni Unite prendessero una decisione comune.
Come aveva fatto in passato il presidente siriano indica nella proposta di controllo dell'arsenale sponsorizzata dalla Russia e di fatto messa in campo dal Segretario di Stato statunitense John Kerry il punto di svolta nella crisi di Damasco e non rinuncia a puntare il dito contro la comunità internazionale, sostenendo che non potrà decidere chi guiderà la rappresentanza siriana in un'eventuale conferenza di Ginevra2, finché "contesto e criteri" non saranno chiariti.
Una cosa è certa, Assad non è disposto a trattare con l'insurrezione, che considera "terroristi". Non vuole sedersi a uno stesso tavolo con l'opposizione finché non "rinunceranno alle armi", né discutere "con al-Qaeda e i suoi affiliati". Non si scorda neppure di criticare i Paesi europei, che accusa di parlare di aiuti senza però levare l'embargo alla Siria.
Con gli ispettori dell'Onu nuovamente sul campo, Assad spiega che il suo governo non ha "riserve" sull'accordo relativo alle armi chimiche, ma invidivua problemi "di aspetto tecnico: come raggiungere quei luoghi in presenza di terroristi pronti a porre qualunque ostacolo e come sbarazzarsi di quei materiali". Rifiuta l'idea che dietro gli attacchi ci fosse la mano del governo, il cui "esercito stava avanzando" e riversa le colpe sui ribelli.
"Impossibile - spiega - che siano state usate armi chimiche senza il mio permesso". Fonti dell'intelligence tedesca avevano espresso il dubbio che unità dell'esercito avessero agito senza coinvolgere direttamente la presidenza. Ma Assad ricorda che "è una procedura molto complicata e nessuna unità dell’esercito siriano dispone di armi chimiche, ci sono delle unità speciali che le gestiscono".
Il primo rapporto presentato alle Nazioni Unite sull'utilizzo dei gas negli attacchi alla periferia di Damasco non hanno evidenziato esplicitamente responsabilità, né per una né per l'altra parte. Il presidente Assad si spinge oltre e diche che "nessuno ha verificato la veridicità dei video e delle foto dei bambini" che sarebbero rimasti vittime dell’attacco chimico del 21 agosto. Tredici di questi video sono stati mostrati al Congresso statunitense, che doveva decidere su un'eventuale possibilità di intervento, prima che si prendesse la strada della diplomazia.
Assad, che nel 2014 termina teoricamente il suo mandato, non ha intenzione di lasciare la guida del Paese. "Se abbandonare il mio incarico migliorasse la situazione - sottolinea - me ne andrei, ma devo
538em;">restare al mio posto". Lascia aperta, almeno a parole, soltanto la possibilità di "decidere alla vigilia delle elezioni se ricandidarmi". E confida sul fatto che si potrà "costruire una Siria di gran lunga migliore"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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