«Siamo gente semplice» aveva detto a campagna elettorale appena iniziata. «È meglio se non parla» devono aver pensato in molti intorno al presidente uscente. E così da allora Carla Bruni se n’è statazitta.Anche adesso che Nicolas Sarkozy bulleggia per inseguire gli odiati voti e gli odiosi elettori lepenisti e dice che «è un onore essere definito fascista da chi è comunista», Carlà tace, lei «epidermicamente di sinistra», lei che aveva cercato di spiegare La chinoise di Jean-Luc Godard a chi al cinema non era mai andato oltre a Le Grand Restaurant con Louis de Funès .
Qualcuno dirà che sono i paradossi degli incroci culturali, delle contaminazioni ideologiche, ma senza scomodare pensatori illustri sappiamo da soli che spesso il cuore a sinistra nasconde il portafoglio a destra.
Del quinquennio sarkozyano, la liaison con quella che è divenuta la première dame di Francia, ha assunto fin da subito i contorni della pochade e da lì non si è più mossa. C’era un politico che fino ad allora aveva cercato di farsi passare per un Kennedy d’oltralpe: le foto su Paris Match del figlio più piccolo, Louis, che giocava ai suoi piedi mentre lui lavorava nel suo ufficio di ministro degli Interni in place Beauvau, la famiglia unita e numerosa, la moglie novella Jacqueline... C’era già, come si vede, un’ossessione americana un po’ ridicola, ma è anche vero che «Sarkò, l’américain» non aveva quarti di nobiltà da poter esibire: non eraalto e charmeur come Giscard d’Estaing e Chirac, non aveva il portamento, la particule aristocratica e l'eloquio di de Villepin, gli mancava il cotè umanistico di Mitterrand. Era, come confessò una volta eletto al giornalista Franz- Olivier Giesbard, «di un altro genere: sono il bastardo della famiglia dei politici. Ma, ecco, è il bastardo che è presidente della Repubblica».
L’elezione coincise proprio con l’andata in pezzi di quell’aspetto familiare così tenacemente coltivato. La moglie che fuggiva negli Stati Uniti, va da sé, con un pubblicitario, lui che la rincorreva telefonicamente e confidava le sue pene in tv, lei che tornava e poi se ne riandava. Aveva vinto in pubblico e si ritrovava sconfitto nel privato. La riscossa ebbe la sua prima consacrazione a EuroDisney, e qui si capisce come la pochade divenisse poi un percorso obbligato. Di chi sia stata l’idea di farlo vedere mano nella mano con la ex top model e fresca cantante miagolatrice Carla Bruni, in mezzo a Pluto e all’elefantino Dumbo, non è dato sapere. Ma i francesi si trovarono un presidente che all’arte orientale e ai classici della letteratura dei suoi predecessori opponeva Topolino, e lo faceva avendo a fianco una che nelle vesti di Biancaneve avrebbe sedotto tutti e sette i nani. «La monogamia mi annoia » era stato fino ad allora il motto della soave fanciulla, «il desiderio bruciante non dura mai più di due o tre settimane». Ci fu anche chi malignò e, alludendo alla statura non eccelsa del neo eletto e neo innamorato, disse che Nicolas era l’ottavo. Subito dopo Cucciolo.
A EuroDisney fece seguito Petra, in Giordania e lì fu l’apoteosi. Sarkò l’americano indossava dei Ray-Ban più grossi di lui, aveva la t-shirt nera e portava a cavalcioni il figlio che la Bruni aveva avuto dal figlio di un intellettuale del cui padre, si diceva, era stata precedentemente l’amante. Lei in t-shirt bianca, jeans e ballerine era come sempre magnifica. Alla sua prima conferenza stampa da neo presidente della Repubblica, lui non seppe trattenersi: «Con Carla è una cosa seria» disse commosso alla nazione. Di lì a due mesi si sposarono.
Che cosa politicamente Nicolas trovasse in Carlà, è difficile dire. Sentimentalmente, si può capire, psicologicamente pure: bella, di quel «people» mondano-intellettuale tanto detestato quanto segretamente invidiato: le giuste cause, la gente giusta, il caviale e i sans papier,lo champagne e i diritti dell’uomo, la vacanza in barca e la difesa dei disoccupati... Una sorta di rivincita, quasi un bottino di guerra... Ma davvero Sarkozy pensava che tramite la Bruni avrebbe fatto breccia nell’intellighentia parigina, che lei sarebbe stata l’ambasciatrice in grado di far accettare il «barbaro» fresco di potere?
Si deve a Filippo Panseca, l’architetto principe del socialismo craxiano, il quadro Amore di Paride ed Elena. È del 2009, fa parte della serie Cronache mitologiche , mostra Carla a seno nudo e con le ali nelle vesti della regina di Troia, e Nicolas, la lira in mano, una foglia di fico a mo’ di indumento, in quelle dell’amante greco.Fa sorridere, ma rende l’idea e, ulteriormente, delinea inconsapevolmente la pochade.
L’anno dopo, France 3 manda in onda Il cammino di Carla . Latelecamera la segue mentre si nasconde dietro la porta e poi fa «hou» sbucando all’improvviso, mentre ride a fianco di una statua in bronzo che lei «adora, mi fa rabbrividire », e poi tira fuori la lingua... È tutto così, un perfetto ritratto in stile Bonjour stronsesse. Carlà che mostra piatti e bicchieri per i ricevimenti all’Eliseo,«meravigliosi e tutti differenti» spiega (i servizi, non le serate), soffermandosi poi su «un cucchiaio magnifico che non fa cadere lo zucchero ». Qual è il suo ruolo? Si chiede ispirata la voce fuori campo. «Non sono che la ciliegina sulla torta» miagola lei. «Cerco di essere una bella ciliegia, in ogni caso una ciliegia che fa onore a questo fantastico dolce». Infine, la confessione: «In questi due anni, qualcosa è cambiato in me, non penso più a me stessa». Ma certo, come dubitarne.
Dicono gli esperti che Carlà-ciliegina abbia comunque «ripulito » culturalmente Nicolas. Frenetica cinefilia nel salotto di casa, lunghe ore di lettura, entrambi seduti sul divano, del tipo undici film di Hitchcock di seguito, tutto Rossellini, Maupassant e Stendhal comprati con il Figaro nel fine settimana, la selezione Simenon in vendita con Le Monde . Ècome se lei l’avesse messo su un triciclo, poi sulla bicicletta e infine lui avesse cominciato a pedalare da solo, ha riassunto Libération . Verso dove, lo sapremo fra qualche giorno. Da solo o in coppia, si vedrà. Non sempre una ciliegia tira l’altra.
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