E intanto Assad esulta: "Evitata la guerra"

Il segretario di Stato Usa rassicura Israele. Ma Kerry: "La minaccia della forza resta". Hollande in tv difende la linea dura

E intanto Assad esulta: "Evitata la guerra"

Tel Aviv - Dopo aver siglato con la Russia un accordo sullo smantellamento dell'arsenale chimico siriano, il segretario John Kerry è ora in viaggio per aggiornare sui dettagli dell'intesa i suoi alleati: prima è volato in Israele e poi a Parigi, dove oggi incontra i ministri degli Esteri francese e britannico e il presidente François Hollande.
In Israele, il capo della diplomazia americana ha parlato ieri per diverse ore con il premier Benjamin Netanyahu che ha dimostrato una cauta soddisfazione per l'accordo tra americani e russi. Lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano, ha detto, renderebbe la regione molto più sicura, anche se ha ricordato che Damasco sarà giudicata sui fatti e non sulle parole.

Quando si parla di Siria, Israele pensa all'Iran: questa crisi è un test su come la comunità internazionale potrebbe reagire a un'emergenza sul programma nucleare iraniano, che per Israele rimane una minaccia esistenziale. È stato certo soddisfatto Netanyahu quando Kerry ha dichiarato ieri che la distruzione dell'arsenale chimico siriano fissa la regola per l'Iran.

La diplomazia torna dunque alla testa degli sforzi contro il regime di Damasco, anche se ieri Kerry ha ribadito che «la minaccia dell'utilizzo della forza resta, ed è una minaccia reale». Nonostante questo, a Damasco, nei quartieri del centro sfiorati dai combattimenti, sembra essere tornata la calma dopo il panico per un possibile attacco. I militari che avevano trovato rifugio nelle scuole dopo essere stati evacuati da basi e caserme - possibili obiettivi di raid americani - hanno lasciato libere le aule agli studenti, nel primo giorno di scuola dopo l'estate. Per il regime, «l'accordo è una vittoria per la Siria»: «Ha permesso d'evitare la guerra», ha detto un ministro del governo in un'intervista all'agenzia di stampa russa Ria Novosti. È stata la prima reazione del regime che ieri, secondo l'Osservatorio per i diritti umani siriano, associazione anti-Assad che monitora gli scontri, ha bombardato sobborghi di Damasco, roccaforte dei ribelli. L'opposizione siriana ha accolto con frustrazione l'intesa di Ginevra. Per i ribelli servirebbe soltanto ad Assad per prendere tempo, mentre il suo esercito, con armi convenzionali, continua ad attaccare i quartieri e le aree ribelli. Per questo, il principale gruppo d'opposizione, la Coalizione nazionale siriana, ha chiesto ieri alla comunità internazionale di non bandire soltanto le armi chimiche, ma anche i bombardamenti e l'uso di missili balistici contro aree residenziali.

Per ora, però, sono soltanto le armi chimiche a essere sul tavolo della discussione diplomatica: due giorni fa a Ginevra, ieri a Gerusalemme, oggi a Parigi dove anche il presidente Hollande parteciperà al vertice fra ministri degli Esteri. In un'intervista al tg della sera di Tf1, Hollande ha affrontato ieri la questione siriana, per precisare la posizione della Francia, in prima linea nei giorni della minaccia militare ma a margine in queste ore di diplomazia.

Secondo un sondaggio Bva, il 60% dei francesi è insoddisfatto di come il presidente - che ha condannato ancora l'uso delle armi chimiche e ripetuto la necessità di una forte sanzione internazionale contro il regime - ha gestito la crisi con Damasco.
Twitter: @rollascolari

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