In Egitto prosegue il braccio di ferro tra i militari e la politica. Il presidente Mohamed Morsi ha respinto l’ultimatum dell’esercito, che ieri ha concesso alle forze politiche 48 ore per risolvere la crisi politica prima di imporre l’applicazione di una road map. Contestato da imponenti manifestazioni di piazza il presidente ha assicurato che continuerà con il suo programma: "L’Egitto non permetterà assolutamente alcun ritorno al passato, qualunque siano le circostanze". Morsi si è detto poi garante della "riconciliazione nazionale" e della "pace sociale". Morsi, che ha avuto un colloquio telefonico con Barack Obama, ha perso anche il ministro degli Esteri, che si è dimesso come ieri avevano fatto altri sei colleghi. Oggi il premier Hisham Qandil ha messo a disposizione il suo mandato nella mani del presidente.
In una nota, la presidenza afferma che il comunicato con cui i militari hanno dato l’ultimatum, letto in tv e alla radio dal capo di Stato maggiore Abdel Fattah al-Sisi, è equivoco e potrebbe causare confusione. La nota poi condanna qualsiasi dichiarazione che potrebbe "accrescere le divisioni" e "minacciare la pace sociale". Morsi fa sapere che "si consulterà con tutte le forze del Paese per assicurare un patto di cambiamento democratico e la protezione del popolo".
Intanto anche l’opposizione egiziana, rimasta in piazza Tahrir al Cairo anche questa notte, aveva concesso ieri a Morsi un ultimatum di 24 ore per lasciare il potere: in caso contrario, dalle 17 oggi di oggi, è stata annunciata una grande campagna di disobbedienza civile. L'ultimo bilancio parla di almeno 16 persone rimaste uccise in tutto il paese dall’inizio delle manifestazioni di protesta contro la presidenza. Migliaia le persone ferite.
L'ultimatum dei miliari è un golpe?
Secondo uno dei consiglieri del presidente egiziano, citato dal sito del quotidiano "al Wafd", l’ultimatum lanciato ieri dall’esercito equivale a un colpo di stato dei militari. "Noi abbiamo interpretato la nota delle forze armate come un golpe militare, ora dobbiamo aspettare e vedere come sarà realizzato". Il consigliere, che non ha voluto
rivelare la sua identità, ha avvisato i vertici militari: "L’esercito non si aspetti che i Fratelli musulmani accettino che venga cacciato il presidente senza una battaglia per difendere le conquiste democratiche ottenute sinora".
Fratelli musulmani: cortei per Morsi
Per sostenere il presidente i Fratelli musulmani egiziani hanno ordinato ai loro sostenitori di organizzare per oggi 50 cortei. Lo riferisce l’inviato dell’emittente televisiva "al Arabiya". I sostenitori del capo dello stato si radunano davanti all’università del Cairo in piazza al Nahda. L’ufficio stampa del partito di Libertà e Giustizia, che fa capo al gruppo islamico, ha annunciato l’avvio di decine di cortei in diverse città egiziane a sostegno della legittimità del presidente tra cui Giza e Port Said. I gruppi salafiti della al Jamaa al Islamiya hanno invece organizzato autobus carichi di militanti che all’alba di oggi sono partiti per il Cairo per sostenere i cortei pro Morsi. I gruppi salafiti hanno inviato nella notte sms ai loro militanti per radunarli in vista dei cortei di oggi.
Cosa ha detto Obama a Morsi
Obama ha telefonato a Morsi dalla Tanzania, dove si trova in visita, e lo ha esortato a rispondere alle richieste dei manifestanti. Il presidente Usa ha chiesto a Morsi "passi per dimostrare di essere reattivo alle loro preoccupazioni e ha sottolineato che la crisi può essere risolta solo attraverso un processo politico".
Obama ha espresso al collega del Cairo la sua preoccupazione a causa dell’escalation della crisi politica, gli ha ribadito l’impegno di Washington per il "processo democratico in Egitto", sottolineando che gli Usa "non supportano singole parti o gruppi".Sette vittime nelle manifestazioni
Almeno sette persone sono morte negli scontri tra manifestanti pro e contro il presidente egiziano Mohamed Morsi a Giza, al Cairo.
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