Un Egitto spaccato a metà sceglie se diventare islamico

Afflusso superiore al previsto: l'accesso alle urne è stato prorogato di ore Proteste ad Alessandria, un giudice voleva far votare solo le donne velate

Un Egitto spaccato a metà sceglie se diventare islamico

Ancora una volta in meno di due anni gli egiziani si sono messi in coda per votare. Lo hanno già fatto in un primo referendum nel marzo 2011, alle elezioni parlamentari e dopo alle presidenziali. Ieri, si sono formate lunghe file davanti ai seggi della metà del Paese che ha votato in un controverso referendum su una bozza di Costituzione. Il voto - che si concluderà con una seconda giornata elettorale il 22 - è stato preceduto da tese settimane di manifestazioni, con scontri che hanno causato sette morti. La questione della Costituzione ha infatti spaccato l'Egitto. Da una parte c'è il fronte islamista, ancorato ai Fratelli musulmani, movimento del presidente Mohammed Morsi; dall'altra i gruppi ma anche, racconta Hussein Gohar, membro del Partito Socialdemocratico, quello che in Egitto da mesi chiamano «il partito del divano». Nei giorni che hanno preceduto il voto, infatti, sono scesi in strada contro il presidente centinaia di normali cittadini, solitamente lontani dalla piazza e dalla politica: «Temono che i Fratelli musulmani rubino loro il Paese», spiega Hussein, secondo il quale il referendum avrebbe dovuto essere posticipato, perché «non si può votare in una situazione così tesa». Il suo partito fa parte di una coalizione, il Fronte di Salvezza Nazionale, che ha dato ai propri sostenitori un'indicazione di voto: no. Gli islamisti sostengono invece la bozza prodotta da un'Assemblea costituente a maggioranza islamista che nel corso dei suoi lavori ha perso oltre 20 membri: hanno abbandonato per protesta contro un testo da loro definito eccessivamente religioso. Questo referendum, però, spiega Ahmed Shahwan, membro della giovane guardia dei Fratelli musulmani, dà ora la possibilità a entrambi gli schieramenti di far sentire la loro voce.

Se vincerà il sì, saranno indette entro due mesi elezioni per la Camera bassa del Parlamento. In caso di no, il presidente dovrà chiedere la formazione di una nuova Costituente. Al voto sono andati ieri 26 dei 51 milioni di elettori, in dieci governatorati dell'Egitto, tra cui quelli del Cairo e di Alessandria. L'afflusso è stato così alto che a metà giornata la Commissione elettorale ha annunciato un prolungamento delle operazioni di voto prima di due poi di quattro ore. Per timore di violenze 120mila soldati sono stati dispiegati davanti ai seggi, ma l'unico episodio grave è avvenuto ad Alessandria, dove circa 1500 donne hanno bloccato una strada del centro per protestare contro un giudice filoislamico che voleva far votare solo le donne velate: le donne gridavano «abbasso il governo dei Fratelli musulmani».

Ma le polemiche sono arrivate soprattutto dagli uffici dell'opposizione, che teme brogli in un processo mal monitorato. Il voto è stato infatti diviso su due giorni a causa del boicottaggio della maggior parte dei giudici che avrebbe dovuto supervisionare le operazioni elettorali.

I giudici - molti in opposizione alla presidenza - temono che i propri poteri siano arginati e sono contrari a una Costituzione redatta in un processo disordinato. Per molti nell'opposizione la bozza usa volutamente toni ambigui sull'applicazione della legge coranica per poter in seguito forzare un'interpretazione religiosa delle leggi.

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