La flotta baleniera giapponese non è riuscita ancora a uccidere una sola balena, nell'annuale caccia «scientifica» di ogni estate australe nei mari antartici, trasformatasi in un duello ad alta velocità con gli ecopirati di Sea Shepherd, che quest'anno usano tattiche sofisticate, con droni ed elicotteri. «Stiamo inseguendo la flotta giapponese e non hanno ancora sparato un solo arpione», ha detto il comandante Paul Watson, fondatore del gruppo, parlando per telefono satellitare dall'ammiraglia Steve Irwin. La campagna di quest'anno, la nona, soprannominata «Operazione Tolleranza Zero», è la più grande finora con quattro navi e oltre 120 manifestanti-marinai. Sea Shepherd dichiara di aver salvato le vite di 4.000 balene nelle ultime otto stagioni, con campagne di disturbo sempre più incisive. «Non tollereremo la morte di una sola balena», ha ribadito Watson.
La flotta giapponese copre attualmente un'area di centinaia di chilometri quadrati attorno all'isola australiana di Macquarie, 1.400 chilometri a sudest della Tasmania. Una delle navi di Sea Shepherd, la «Brigitte Bardot», ha intercettato la settimana scorsa la nave arpionatrice Yushun Maru tre, a nord rispetto ai banchi di krill di cui si nutrono le balene. «La latitudine in cui l'abbiamo trovata è lontana dal continente antartico e dato che le grandi concentrazioni di balene si trovano vicino alla costa, significa che non hanno ancora cominciato la caccia», aveva annunciato su Twitter il comandante Jean Yves Terlain.
La scorsa estate il Giappone, che sfrutta una scappatoia del Trattato baleniero internazionale, era stato costretto a interrompere prematuramente la caccia scientifica a causa degli attacchi di Sea Shepherd, dopo aver catturato appena 172 balene, un quinto della quota prefissata.
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