Parigi - Scheda elettorale in mano, cabina sullo sfondo. Clic. A marcare la distanza tra chi a votare è andato anche al secondo turno e chi no, è stata la moda del selfie, col voto di ciascuno che si trasforma in evento collettivo sui social network e assume un significato preciso per la gauche. A conti fatti, una vittoria larga per i neogollisti dell'Ump (vicini al 49%) e un risultato disastroso per la sinistra come da pronostico: 42% secondo le prime proiezioni. A Rue Solferino parlano di disfatta storica e il partito sceglie di mandare in tv Ségolène Royal, in pole position per un ingresso nel nuovo esecutivo, a parlare di «punizione severissima». Il rimpasto, per Hollande, dunque si impone.
Nonostante l'alleanza con i Verdi, il Ps tiene, tra le grandi città, solo a Digione. E ad Avignone, dove la sfida era soprattutto con il Front National di Marine Le Pen. Il Front ottiene dieci sindaci e più di 1.200 consiglieri comunali. Un risultato che consacra il movimento lepenista come un partito capace di gareggiare quasi alla pari anche nelle città: è riuscito a presentare le liste solo in 600 comuni su 36mila, ha ottenuto una percentuale nazionale vicina al 9% e si avvia alle elezioni europee di maggio con i sondaggi che danno il Front National perfino davanti al Ps. L'astensione alta, vicina al 38%, due punti sopra il primo turno di domenica scorsa, non ha riguardato Parigi, dove la sinistra vince col 54,5%. I francesi hanno votato soprattutto nelle città-chiave ai ballottaggi, rilanciando la moda dell'«autoscatto» elettorale. Senza immortalare la preferenza; solo per marcare la distanza tra chi ha raggiunto il seggio e chi no.
Un messaggio a François Hollande, che alla vigilia del voto aveva fatto sapere di aver recepito le indicazioni delle urne, ma poi non si è fatto vedere né sentire in pubblico. La foto-autoritratto scattata con un cellulare diventa dunque uno dei simboli di questa tornata amministrativa che vede anche a Tolosa, Saint'Etienne, Reims, Roubaix, Angers, tra le grandi città, passare dalla gauche alla destra Ump, vero vincitore di queste amministrative. In vantaggio anche a Strasburgo, Metz, Caen, la destra neogollista vince anche a Pau, dove ha appoggiato il centrista François Bayrou, e a Marsiglia con la riconferma a sindaco per Jean Claude Gaudin. Non è bastata la «volontà» dell'Eliseo di procedere a un rimpasto di governo, fatta trapelare dopo il primo turno. Una parte del Ps chiedeva a Hollande di attuare un cambio nella squadra prima della seconda consultazione, che ha punito non a caso soprattutto i ministri: erano 17 quelli candidati, con percentuali deludenti per i big socialisti. La maggioranza dei francesi ha scelto di virare permettendo al segretario neogollista, Jean-François Copé, di annunciare l'Ump come «primo partito di Francia», almeno nelle città. Nei comuni sotto i 9 mila abitanti la vittoria neogollista era già stata schiacciante al primo turno.
Dopo il ballottaggio-verità, la destra si gode il successo e richiama Hollande alle proprie responsabilità, chiedendo un immediato cambio d marcia nell'agenda del governo. Soprattutto in materia fiscale, nella lotta alla disoccupazione, e un cambio di rotta sulla riforma della scuola. Il presidente della Repubblica ha scelto di rimandare il rimpasto, sperando in un colpo di orgoglio del proprio elettorato, che non c'è stato. Secondo l'alleato in Parlamento dei socialisti, Jean Luc Mélanchon, il Ps paga la sottomissione alle politiche di austerità dell'Europa e una politica «di destra» su molti dossier, a partire da quello economico in cui, secondo Mélanchon, l'Eliseo ha dato troppo ascolto al Medef, la Confindustria francese. Hollande dovrebbe decidere tra oggi e domani l'entità del cambio di uomini e donne. Anche se il ministro Benoit Hamon ieri sera smentiva le voci di modifiche nell'esecutivo già oggi, mercoledì il Consiglio dei ministri potrebbe avere un nuovo presidente.
Un incontro tra Hollande e il premier, Jean-Marc Ayrault, è in agenda per oggi, in serata il primo ministro è intervenuto per spiegare di essere pronto a prendersi la sua parte di responsabilità: «Sarà il presidente della Repubblica a tirare le somme». Dieci secondi di silenzio prima di andare via, forse definitivamente.twitter @F_D_Remigis
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