Inchiesta del Nyt sulla famiglia di Wen Jiabao: ha 2,7 miliardi di dollari. E Pechino oscura il sito

Reportage del New York Times: la famiglia del premier cinese ha accumulato un patrimonio di 2,7 miliardi di dollari. Protesta la Cina: "Solo calunnie". E subito scatta la censura

Inchiesta del Nyt sulla famiglia di Wen Jiabao: ha 2,7 miliardi di dollari. E Pechino oscura il sito

Il New York Times ha pubblicato un'inchiesta sulla famiglia del premier cinese Wen Jiabao, che in passato in più di un'occasione ha sottolineato le proprie origini modeste. Ora, nessuno si aspettava che la sua famiglia fosse povera, ma i dati diffusi dal quotidiano americano parlano di una fortuna che ammonterebbe ad almeno 2,7 miliardi di
dollari (quasi 2,1 miliardi di euro). La madre di Wen, Yang Zhiyun, era un'insegnante del nord della Cina. Oggi, a 90 anni, "non solo è uscita dalla povertà, ma è divenuta incontestabilmente ricca". E il Nyt cita alcuni investimenti fatti a nome della signora Yang cinque anni fa da una società cinese di servizi finanziari, per la "modesta" cifra di 120 milioni di dollari. E sarebbero diventati molto ricchi anche i parenti di Wen Jiabao, tra cui il figlio, la figlia, il fratello minore e pure il cognato (guarda lo schema).

Gli investimenti spaziano dalle banche ai gioielli, dai resort turistici alle aziende di telecomunicazioni e progetti di infrastrutture. Non manca proprio nulla. In molti casi i proprietari sono nascosti dietro società offshore o complicate strutture societarie. La moglie di Wen, Zhang Beili, soprannominata dal Nyt la "regina dei diamanti", ha fatto fortuna con le pietre preziose, settore controllato dallo Stato. Il quotidiano di New York ha analizzato documenti che coprono il periodo tra il 1992 e il 2012. Ma non ha trovato alcuna partecipazione azionaria intestata a Wen.

Pechino ovviamente non ha gradito quanto scritto dal giornale statunitense e, per tutta risposta, ha bloccato l'accesso al sito del New York Times, prima quello in lingua cinese, quindi quello inglese. Le autorità cinesi hanno anche bloccato i collegamenti tra il giornale americano e il premier cinese sul twitter cinese. "Alcuni articoli calunniano la Cina, e chi li pubblica è guidato da fini che vanno al di là del giornalismo", ha denunciato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hong Lei, nel corso di un briefing alla stampa.

A giugno la censura era toccata a Bloomberg, quando pubblicò un servizio sulle ricchezze accumulate dalla famiglia di Xi Jinping, attuale vicepresidente e destinato a diventare, fra pochi giorni, il segretario del partito e successivamente il presidente cinese. Da allora, l’edizione cinese di Bloomberg è online a singhiozzo.

Bo Xilai espulso dal parlamento

Il parlamento cinese ha finalizzato l’espulsione di Bo Xilai privandolo della sua immunità e aprendo così, formalmente, la strada al processo a suo carico. Il 63enne ex leader regionale del partito comunista, che il 28 settembre scorso era stato espulso dal partito, è accusato di abuso di potere, corruzione e di aver cercato di insabbiare l’inchiesta per omicidio del cittadino britannico Neil Heywood, per cui è stata condannata la moglie Gu Kailai.

Il processo dovrebbe avere luogo dopo il congresso del partito, il cui inizio è previsto per il prossimo 8 novembre, che dovrà ratificare la nuova leadership del paese. Ricordiamo che fino allo scoppio dello scandalo era previsto che Bo entrasse a far parte del Politburo del partito.

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