La leader conservatrice norvegese è favorita nelle prossime elezioni

LondraErna Solberg è l'attuale leader del partito conservatore norvegese e il probabile prossimo primo ministro del Paese più ricco d'Europa. Si dichiara pro-Europa senza esitazione, ma è anche cauta a non esporsi troppo, cosciente delle difficoltà del Vecchio Continente. Di passaggio a Londra per un incontro con il primo ministro britannico, David Cameron, ha trovato il tempo per una chiacchierata con il Giornale.
Si dichiara pro-europea. Con lei primo ministro ci sono possibilità che la Norvegia compia qualche passo in direzione dell'Europa?
«Sono pro-europea, ma sono anche pragmatica e so bene che questo non è il momento di chiedere ai norvegesi se vogliono aderire al progetto europeo. La percezione di Bruxelles è ai minimi storici. Gli ultimi dati dicono che quelli che voterebbero "sì" sono soltanto il 18 per cento. Un referendum non passerebbe mai. E sarebbe il terzo che la Norvegia tenta: già nel 1972 e nel 1994, quando la situazione era decisamente migliore di quella attuale, siamo andati al voto ma senza successo. In un ottica di lungo termine il progetto però non è abbandonato».
Ha una data in mente?
«No. Nessuna data. E le spiego perché: assieme al Giappone siamo il Paese che sussidia di più i propri agricoltori. Se entriamo in Europa questo sistema dovrebbe essere riformato ed è una lotta politica difficile da vincere dati i forti interessi delle circa 50mila società agricole del Paese».
Dove vede il progetto Europa tra dieci anni?
«Se l'Europa non vuole diventare un museo a cielo aperto deve puntare prima di tutto sulla competitività. Le formule non sono sempre le stesse: ricerca, sviluppo e innovazione. In questo contesto il modello svedese potrebbe servire da guida. Il nostro vicino nordico in questi ultimi anni è riuscito a trasferire molti occupati da settori ad alta intensità di manodopera ad altri a maggior valore aggiunto senza però creare disoccupazione. Non sarà facile, ne sono consapevole, ma è adesso il momento di agire, soprattutto se l'Europa vuole continuare a competere con il resto del mondo».
Durante la recessione economica degli ultimi anni molti dei modelli di welfare europei sono stati messi in discussione. La Norvegia potrebbe seguire lo stesso percorso?
«Mi piace sempre ricordare una frase cha la Merkel ha detto durante una riunione a Bruxelles. L'Europa ha il 15 per cento circa della popolazione mondiale, ma il 50 per cento del welfare. Qualcosa va cambiato.

La Norvegia resta però in una situazione molto diversa da quella europea: non è costretta a un brusco ribilanciamento della spesa. Grazie al Fondo sovrano e alla sua attenta politica di investimento possiamo permetterci il lusso di fare i cambiamenti necessari in un arco temporale molto più ampio».

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