Le vie d'accesso scelte dagli americani sono due: quella turca e quella giordana. Da qui arriveranno i rifornimenti di armi leggere che Washington ha promesso ai ribelli, dopo avere rotto gli indugi sulla questione degli armamenti chimici e dichiarato che il governo di Bashar al-Assad - anche se in quantità ridotte - ha utilizzato il gas sarin contro le forze dell'opposizione.
Dopo mesi di attesa, la Casa Bianca ha preso la sua decisione. Lo scenario Siria resta al centro dell'agenda estera di Obama e sarà uno dei temi cardine del G8 in Irlanda del Nord, dove inevitabilmente finiranno per scontrarsi opinioni molto differenti. A fare da contraltare agli Stati Uniti c'è la Russia di Putin. Mosca è contraria ad armare i ribelli. Nel contempo passa però - in virtù di contratti già in essere da tempo - armamenti ai lealisti di Damasco.
Il presidente russo ha visto il premier inglese David Cameron prima dell'inizio dei lavori. Ha ribadito che non considera fallita l'ipotesi di una conferenza Ginevra 2, già discussa con gli Stati Uniti in un incontro bilaterale. Putin ha poi fatto presente che proprio Cameron è tra i maggiori sponsor di una soluzione pacifica. È però anche vero che il primo ministro, insieme al presidente Hollande, è stato tra i primi a spingere perché si armassero i ribelli. Timoroso per il peso dei gruppi radicali nelle fila ribelli, ha sottolineato la necessità di sostenere chi vuole garantire "un futuro democratico e pacifico per il loro Paese".
Per sostenere la sua tesi, Putin ha anche ricordato un video mostrato dalla stampa alcune settimane fa, in cui un ribelle mordeva le interiora di un nemico ucciso e chiesto se è questa la gente che Obama vuole armare. Una risposta è arrivata dal primo ministro canadese Stephen Harper, che ha definito l'incontro irlandese un "G7+1", con la Russia nel ruolo di sponsor dei "criminali di Assad".
La strada di una conferenza internazionale - per ragioni diverse - viene auspicata anche dalla Ong, che ricordano le vittime del dramma della Siria. Il numero dei morti nella guerra civile ormai supera le 100mila persone.
1,6 milioni gli sfollati, otto milione le persone - stime Onu - che hanno bisogno di assistenza.In serata le dichiarazioni congiunte di Obama e Putin, che non fanno che confermare quanto si sospettava: sulla Siria un accordo non lo hanno trovato.
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