Siria, Nato contro le armi chimiche Si decide sui Patriot in Turchia

I ministri degli Esteri Nato decidono se inviare i missili in Turchia. Preoccupazione per le armi chimiche che Damasco potrebbe utilizzare. Un giornalista ucciso

I ministri degli Esteri della Nato riuniti a Bruxelles
I ministri degli Esteri della Nato riuniti a Bruxelles

La Siria progetta di utilizzare le armi chimiche, per porre fine al conflitto che da mesi dilania il Paese? E la Turchia otterrà che vengano installate sul confine che la separa da Damasco le batterie di missili Patriot della Nato? Sono queste le due domande principali che ci si pone in questi giorni, guardando a Damasco.

Per quanto riguarda il primo tema, le armi chimiche, la condanna a livello internazionale è stata netta. Ieri il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha fatto presente che l'utilizzo degli ordigni contro la popolazione costituirebbe una linea rossa, da non valicarsi. E anche il presidente, Barack Obama, ha fatto presente che "se il regime di Assad dovesse usare armi chimiche sarebbe inaccettabile e ci sarebbero delle conseguenze".

L'inquilino della Casa Bianca ha poi detto che "l'America continuerà a sostenere le legittime aspirazioni del popolo siriano e a collaborare con l’opposizione occupandosi degli aiuti umanitari", per arrivare ad "aprire in Siria un processo di transizione verso un Paese libero dal regime di Assad".

Tra oggi e domani, i ministri degli Esteri dei Paesi Nato, riuniti a Bruxelles, potrebbero dare invece una risposta alla seconda domanda. Ovvero se le batterie di missili saranno o meno schierate a difesa della Turchia.

Ankara attende un via libera da parte dell'Alleanza Atlantica. E Washington è ottimista "su una risposta positiva" che possa "aiutare la Turchia a rafforzare la difesa aerea". Anche se, a sentire il segretario di Stato, Hillary Clinton, i Patriot non potranno comunque essere schierati prima di "alcune settimane".

Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, ha comunque ribadito che, se dispiegate, l'utilizzo delle batterie dovrà essere "solo difensivo" e non preliminare alla creazione di "una no-fly zone" o a "operazioni d'attacco".

Ucciso un altro giornalista

La televisione di Stato siriana ha annunciato che un giornalista è rimasto ucciso oggi a Damasco. Il cronista, Naji Asaad Imam, del quotidiano statale Tishrin, è stato freddato fuori di casa a colpi di arma da fuoco. La responsabilità sarebbe di "un gruppo armato terrorista".

Secondo uno studio pubblicato dall'Ipi (International Press Institute) a fine novembre, i

giornalisti uccisi in Siria dall'inizio del 2012 sarebbero una quarantina. Dall'inizio del conflitto - dati forniti dalla Syrian Journalists Association (SJA) - un centinaio le vittime (leggi l'articolo), se si contano anche i media activist.

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