In Siria i combattimenti non si arrestano. Anzi, si fanno sempre più violenti e cruenti. Circa 200.000 persone sono fuggite negli ultimi due giorni da Aleppo, hanno riferito le Nazioni Unite. Le forze di sicurezza governative stanno portando avanti ad Aleppo una vera e propria caccia all'uomo alla ricerca di gruppi armati. Secondo l'agenzia di stampa di Stato Sana, le truppe continueranno a perseguire i ribelli finché la città non sarà "ripulita" dai gruppi armati: 168 morti, 94 dei quali civili, è infatti il drammatico bilancio della giornata di combattimenti di ieri. Non solo. i combattimenti sono ripresi anche oggi. Gli attivisti parlano anche di esplosioni, sentite chiaramente "quando l’aviazione ha sorvolato la città".
Il capo dell’opposizione siriana in esilio ha detto che ad Aleppo si rischia "un massacro" se la comunità internazionale non scende in campo e ha rivolto un appello perché i ribelli vengano armati. "Vogliamo armi che ci consentano di fermare i blindati e i caccia", ha detto il presidente del Consiglio Nazionale Siriano, Abdel Basset Sayda. Nel frattempo, il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallem, è volato a Teheran per colloqui con il governo. Secondo gli attivisti, gli scontri di oggi potrebbero segnare l’inizio di una fase decisiva per il controllo della città, un tempo fiorente hub commerciale. "Gli scontri sono avvenuti nei distretti di Bab al-Hadid, Zahraa, Arkub e Al-Hindrat Camp: si sono udite esplosioni mentre un aereo volavo in alto", ha spiegato l’Osservatorio. Testimoni sul posto hanno raccontato di feriti che giacciono al suolo e nessuno può avvicinarsi per l’intensità degli attacchi.
Nella notte, Sayda ha denunciato che "la comunità internazionale non risponde nella maniera attesa". A suo giudizio, il prossimo passo sul piano diplomatico non deve uscire dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, che fino ad ora è stato incapace di varare una risoluzione contro il regime per i veti di Russia e Cina. Anche l’inviato di Onu e Lega Araba per la Siria, Kofi Annan, si è detto estremamente preoccupato per la battaglia ad Aleppo e ha rinnovato l’appello perchè le parti si sforzino di trovare una soluzione politica condivisa. "L’escalation militare ad Aleppo e nella zona circostante - ha sottolineato in una nota diffusa a Ginevra - è una prova ulteriore della necessità che la comunità internazionale si incontri per convincere le parti che solo una transizione politica, che porti a un accordo politico, possa risolvere questa crisi e portare la pace al popolo siriano".
Adesso gli occhi sono puntati su Teheran. Muallem incontrerà il suo omologo, Ali Akbar Salehi e i due terranno una conferenza stampa congiunta al termine dell’incontro.
L’agenzia di stampa Mehr ha datto sapere che il ministro siriano sarà ricevuto da vari dignitari iraniani. Secondo fonti ben informate, tra costoro ci sarebbe anche il capo del Supremo Consiglio Nazionale di Sicurezza, Saeed Jalili, che è molto vicino alla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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