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Spennati e appiedati. Ecco come Berlino fa piangere gli evasori

Nuova stretta contro i furbetti del fisco. Il ministro della Giustizia propone: via la patente e servizi sociali

Spennati e appiedati. Ecco come Berlino fa piangere gli evasori

Berlino - «Obbligare il dentista a lasciare la sua Porsche a casa per sei mesi: fa molto più male di un'ammenda pecuniaria». Lo ha proposto Thomas Kutschaty, ministro della Giustizia del Nord Reno-Wesftalia, prima di incontrare i suoi omologhi degli altri quindici Länder tedeschi. Riuniti a Rügen, isola del Mar Baltico, i ministri hanno discusso tra l'altro di evasione fiscale e di reati contro il patrimonio. Rilanciando una proposta circolata in passato, Kutschaty ha suggerito l'introduzione di pene alternative per una serie di reati minori. Chi per esempio ruba merci in un negozio o sale su un treno senza biglietto e poi non ha i fondi per risarcire il danno dovrebbe essere mandato a pulire strade e parchi. D'altronde, ha spiegato il ministro al Rheinisce Post, un carcerato costa allo Stato 3.500 euro al mese, meglio adoperarlo in qualcosa di utile.

Secondo Kutschaty la giustizia penale dovrebbe ispirarsi di più a quella minorile, in cui l'affidamento del condannato ai servizi sociali è frequente. Il che non vuol dire negare la validità delle sanzioni o delle pene detentive, ma ampliare il ventaglio delle sanzioni a disposizione della giustizia. Anche perché, argomenta il politico socialdemocratico non senza tradire una certa antipatia per i ricchi, «le ammende possono essere poco incisive». Ecco perché agli evasori si dovrebbe sospendere la patente «per un lungo periodo, compatibilmente con la Costituzione». Plauso bipartisan. La proposta di Kutschaty è piaciuta a Uta-Maria Kuder presidente Cdu della conferenza dei ministri statali della Giustizia, e alla responsabile Giustizia dello stesso partito, Elisabeth Winkelmeier-Becker. Qualche riserva ha espresso invece il rappresentante bavarese, il cristiano-sociale Winfried Bausback secondo cui «taccheggio e frodi ai servizi non sono bazzecole».

La stretta contro gli evasori è invece andata a segno. Da mesi i giornali tedeschi sono pieni di cronache di vip puniti per aver evaso il fisco. Dapprima la giornalista femminista Alice Schwarzer ha rimediato una multa da oltre 200 mila euro per aver esportato in Svizzera 2,4 milioni (peraltro guadagnati legalmente) sui quali non aveva pagato le tasse. Molto peggio invece è andata a Uli Hoeneß. Ad aprile l'ex patron del Bayern Monaco si è beccato tre anni e mezzo per un'evasione-monstre da 28 milioni di euro. Sia Schwarzer che Hoeneß si erano autodenunciati al fisco utilizzando la «Selbstanzeige», l'istituto dell'autoconfessione grazie alla quale non si patteggia ma si paga il dovuto, con tanto di interessi, evitando però la galera. Peccato però che Hoeneß si fosse autodenunciato per «soli» 3 milioni. E quando si confessa male, il fisco tedesco sa essere inflessibile. Dal suo insediamento a inizio anno, il terzo governo Merkel è impegnato in una politica di spesa dettata dai socialdemocratici: solo la riforma delle pensioni pesa per oltre 60 miliardi da qui al 2020. Poiché la Cdu si è impegnata a non alzare le tasse, è arrivata una stretta all'evasione e all'elusione fiscale, fenomeni che non mancano neppure nell'austera Germania. Naufragato per il no del Senato tedesco il progetto di un accordo con Berna per lo scambio di dati sui correntisti tedeschi in Svizzera, il governo Merkel si è messo a prezzolare i bancari elvetici che vendono a caro prezzo lunghe liste di possibili evasori. I giornali ne hanno scritto, spaventando i contribuenti tedeschi non in regola. Il caso Hoeneß ha fatto il resto.

I dati ufficiali per il 2013 non sono ancora disponibili, ma le manette attorno ai polsi di un beniamino degli sportivi nonché noto benefattore, ha spiegato al Giornale un portavoce del ministero della Finanze, «hanno fatto impennare il ricorso all'autoconfessione». La minaccia di dover lasciare l'amata automobile in garage serve a far crescere il numero degli evasori pentiti ancor di più.

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