Su Kate il colmo dell'ipocrisia: i tabloid scandalizzati

La stampa inglese è regina del gossip sfrenato. Ma se gli altri mettono a nudo i Reali scopre l'indignazione. E dà lezioni di giornalismo

Kate "pizzicata" in topless
Kate "pizzicata" in topless

Quelli che guidano a sinistra e che varcando la Manica si chiedono ogni volta chi siano tutti quegli idioti contromano. Quelli che da secoli sono convinti d'essere su un continente, compatendo gli europei come isolani isolati. Quelli, proprio loro, gli inglesi, da sempre indefessi consumatori di giornali che non risparmiano nessuno e non si negano niente, arrivando a corrompere chiunque pur di avere una notizia riservatissima o una foto scabrosa, soprattutto se pettegola, carogna e dall'interesse sociale uguale a zero. È da questa brava gente che adesso dovremmo tutti imparare una lezione etica di rispetto della privacy. Anatemi, minacce e pesanti giudizi morali investono chi si azzarderà - da noi, neanche a farlo apposta, Chi - a pubblicare le foto della principessa Kate, più precisamente del suo topless, come peraltro ha già fatto il francese Closer. La bassezza, dicono, provocherebbe «un ingiustificabile turbamento» alla nobildonna.
Sì, siamo nel terzo millennio e un topless riesce ancora a sollevare scandali. E a creare crisi internazionali. Nel caso specifico, le zinne reali sono al centro di una durissima battaglia contro Berlusconi, proprietario tramite Mondadori delle riviste che hanno in mano le foto. La corte ha rivolto un appello a Chi perché si fermi, minacciando in caso contrario feroci azioni legali. E sin qui siamo nella normalità. Ma è l'atteggiamento indignato dei giornali inglesi, neanche avessero riscoperto l'altra sera chissà quale vocazione deontologica, a suscitare la più divertita sorpresa. La stampa di lì, che come noto brilla per rispetto nei confronti delle vicende di corte (vedi all'epoca Lady Diana, vedi adesso il caso del principino Harry impegnato nel famoso gioco porcello, nudo con le mani sulle frattaglie, in giro per corridoi alla ricerca di porcelle), proprio questa stampa svergognata e invadente, invasiva e macellaia, cinica e guardona, ora insegna al mondo come si sta al mondo. Scrive il Sun - sì, quel Sun, padre di tutti i colpi bassi: «Sono foto grossolanamente intrusive della privacy che nessun decente giornale inglese toccherebbe con un bastone…». Scrive il Mirror online: «I magazine di Silvio vendono la privacy per fare soldi». Scrive il Times: «La principessa Kate ha patito un'enorme invasione della privacy». L'autorevole ci spiega che con le sue poppe il mondo civile ha superato una pericolosa linea rossa…
Sono magnifici. Qualcuno di noi, vittima di un atavico inferiority complex, continua a considerarli maestri di giornalismo. E probabilmente, dato che stavolta c'è di mezzo pure il cinico e scostumato editore Silvio, l'occasione si rivelerà ideale per assecondare l'ondata moralista in arrivo da London. Ma non è proprio il caso di farla così lunga. Di dar corda a simili maestri di etica e di morale. Tutta questa faccenda sa di magistrale ipocrisia, molto british, molto patetica. Tra quei maestri ce ne sono molti che schiattano di rabbia, solo perché quelle foto non le hanno sul proprio tavolo.

Non li conoscessimo: da quelle parti tira più un seno di principessa che quattromila carri di buoi. Per la vita di corte ci perdono il sonno. Sarò un po' troppo repubblicano, ma questi sono uomini che godono a farsi chiamare sudditi. E dovremmo starli ad ascoltare?

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