Tutti i giorni (del giuramento) del presidente

Quest'anno la cerimonia di insediamento di Obama slitterà di 24 ore rispetto al tradizionale 20 gennaio che cade di domenica. Evento già capitato anche quando, tra il 1797 e il 1937, il giuramento avveniva il 4 marzo, per quattro volte rinviato al 5

Tutti i giorni (del giuramento) del presidente

Inizierà ufficialmente la settimana prossima, dopo il tradizionale giuramento, il secondo mandato di Barak Obama. E per la terza volta in 76 anni, la cerimonia avverrà il 21 gennaio, il giorno quello previsto nella Costituzione. Motivo, banalissimo, il 20 è domenica e pertanto la cerimonia slitta di 24 ore. Eventualità del resto già capitata nel dopoguerra con due presidenti e prima ancora con altri quattro, quando però la data dell'insediamento era un'altra. Nel primo secolo e mezzo di storia infatti il più importante momento della vita democratica del Paese è stata fissato al 4 marzo, per volontà nientemeno che del suo padre fondatore George Washington.
Il giuramento del Presidente è il primo e più importante atto del capo dello stato, del governo e delle forze armate degli Stati Uniti per potersi insediare. E per quattro anni amministrerà un potere che non ha uguali in ogni altro Paese democratico. Del resto quando gli americani dovettero definire la forma di stato, come unico esempio avevano la monarchia britannica e a essa si conformarono. Il primo presidente fu il grande condottiero militare George Washington, insediatosi il 30 aprile 1789, carica poi confermata quattro anni dopo, quando però spostò il giorno del giuramento al 4 marzo. Alla fine del 1796 Washington, nonostante non esistessero leggi in materia, rinunciò al terzo mandato sostenendo che un uomo non poteva detenere troppo potere per troppo tempo.
Il 4 marzo restò poi come giorno di insediamento nei successivi 140 anni con quattro eccezioni: William Henry Harrison, Zachary Taylor, Rutherford Birchard Hayes nell'Ottocento e Thomas Woodrow Wilson all'inizio del Novecento, tutte saltate perché il giorno fatidico cadeva di domenica. Inizialmente poi la cerimonia fu «itinerante» in quanto Washington giurò la prima volta dal balcone della Federal Hall a New York e poi nell'aula del Senato alla Congress Hall di Philadelphia mentre John Adams, suo successore, si spostò nell'aula della Camera, sempre alla Congress Hall di Philadelphia. Solo nel 1801 l'insediamento venne spostato a Washington, città sorta appositamente per diventare capitale della nuova Nazione, e nell'aula del Senato del Campidoglio appena ultimato. E qui il giuramento rimase nei due secoli a venire, anche se con frequenti «navette» tra Camera e Senato, portico est e portico ovest, eccetto l'inizio del quarto mandato di Roosevelt che avvenne alla Casa Bianca. Fu proprio Roosevelt nel 1937 a spostare l'insediamento dal 4 marzo al 20 gennaio, data poi fissata con un apposito emendamento, il ventesimo, alla Costituzione. Con due eccezioni per Dwight David «Ike» Eisenhower e Ronald Reagan, sempre perché la data fatidica coincideva con una domenica e quindi la cerimonia scivolò di 24 ore.
E sempre dal 1937 l'intervento del presidente è preceduto da quello del suo vice, che utilizza la stessa formula prevista nel 1884 per i membri del Congresso e alte cariche dello Stato. Seguono quattro rulli di tamburi e fanfare (ruffles and flourishes) e l'inno «Hail, Columbia». Quindi prende la parola il presidente: Obama ripeterà le parole fissate all'articolo II, sezione 1 della Costituzione, con una mano sulla stessa Bibbia usata da Abramo Lincoln nel 1861: «Giuro solennemente di adempiere con fedeltà all'ufficio di presidente degli Stati Uniti e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie capacità». Segue un discorso, sulla cui lunghezza il cerimoniale non dà indicazioni, tanto che si passa dalle 135 parole di Washington nel 1793 alle 8.495 di William Henry Harrison nel 1841. Ironia della sorta al più lungo discorso di insediamento seguì il più breve mandato: Harrison parlò sotto una pioggia torrenziale senza mantello, prese un malanno e morì il 4 aprile.
A quel punto il cerimoniale prevede il primo saluto delle Forze Armate al nuovo capo di Stato con 21 salve di cannone, con la banda militare che intona «Hail to the Chief» quindi presidente e vicepresidente vengono ospitati a pranzo dal Congresso. Eccettuati il discorso sullo stato dell'Unione, la Red Mass e i funerali di stato, è questa l'unica altra occasione in cui Presidenza e Parlamento si radunano nello stesso luogo. Subito dopo Obama sfilerà lungo Pennsylvania Avenue fino alla Casa Bianca.

Unica eccezione in oltre due secoli, Ronald Reagan, al suo secondo insediamento (1985), causa condizioni meteorologiche, termometro sotto zero e violente raffiche di vento. E solo una volta esaurito l'intero cerimoniale, Barak Obama potrà entrare, per la seconda volta, alla Casa Bianca per guidare nei prossimi quattro anni la più potente Nazione al mondo.

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