"Due popoli, due Stati". Incontro in Vaticano fra palestinesi e israeliani

Straordinario successo diplomatico del Pontefice: "Venite a casa mia a pregare per la pace". Sì di Abu Mazen e Peres

da Betlemme

Un musulmano, un ebreo e un cattolico, insieme, in Vaticano, per un incontro di preghiera per la pace tra israeliani e palestinesi. Papa Francesco va oltre il muro che separa Israele dalla Palestina e dalla piazza della Basilica della Natività, a Betlemme, di fronte a quasi 9mila palestinesi cristiani, rivolge un invito al presidente Abu Mazen e a quello israeliano Simon Peres a vivere un momento di preghiera per la pace. Lo fa al termine della messa, prima della recita del Regina Coeli, improvvisando a braccio, con grande sorpresa di tutti.

«In questo luogo dove è nato il Principe della pace - ha detto Bergoglio - desidero rivolgere un invito a lei, signor presidente Mahmoud Abbas, e al signor presidente Simon Peres, ad elevare insieme con me un'intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera». L'invito non era contenuto nel testo ufficiale diffuso dalla sala stampa della Santa Sede. E

videntemente il Papa aveva in serbo il progetto, ma ha preferito attendere il momento opportuno, avvenuto subito dopo l'incontro con Abu Mazen nel Palazzo presidenziale. Non è dunque da escludere che il Papa possa aver confidato al presidente palestinese il suo desiderio di un incontro di preghiera, annunciandolo subito dopo aver avuta una rassicurazione positiva da parte di Abu Mazen.

Passano pochi minuti e in effetti arrivano le risposte dalla presidenza israeliana e da quella palestinese. «Il presidente accetta l'iniziativa del Papa - ha affermato il portavoce di Peres - e ha detto di apprezzare ogni sforzo per raggiungere la pace tra Israele e i suoi vicini». Anche l'Olp ha accettato l'invito di Francesco per un incontro di preghiera in Vaticano. Incontro che, ha detto padre Federico Lombardi, «si spera possa tenersi presto, e comunque prima della fine del mandato di Peres» che avverrà nel mese di luglio. «Non ci sono stati in passato incontri simili», ha aggiunto il portavoce vaticano.

Il Papa dunque, getta ponti di pace e supera i muri e le barriere. «Tutti desideriamo la pace», ha aggiunto il Pontefice argentino. «Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento». L'invito del Papa a un incontro di preghiera in Vaticano «è un bel gesto», ha detto l'ambasciatore israeliano Avi Pazner all'Adnkronos. «È del tutto evidente che il Papa è molto interessato alla pace in Terra Santa e in tutta la regione mediorientale».
Nella sua seconda giornata del viaggio in Terra Santa, Bergoglio visita prima la Palestina per arrivare in serata a Gerusalemme. Non cita mai il muro che separa i due Stati, ma i gesti superano le parole. L'immagine della giornata è quella del Papa che si ferma in preghiera silenziosa davanti al muro, dove appoggia commosso la fronte.

«È ora di porre fine a questa situazione che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti - ha detto Bergoglio incontrando Abu Mazen -. Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza». La risposta del Pontefice alla guerra passa dal riconoscimento di due Stati che hanno «diritto ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti».

Un tema che ritorna prepotente nel discorso a Simon Peres, appena atterrato all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. «Rinnovo l'appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d'Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti; sia ugualmente riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e viaggiare liberamente. La “soluzione di due Stati“ diventi realtà e non rimanga un sogno».

In serata, l'abbraccio con

il Patriarca Bartolomeo I: un abbraccio di pace e di speranza, a voler significare che i cristiani scommettono sull'unità e la riconciliazione. Con la firma storica di una dichiarazione congiunta tra ortodossi e cattolici.

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