Eternit e l'amianto assassino, condanna record ai titolari

Disastro doloso continuato: 16 anni di carcere per lo svizzero Schmidheiny e il belga De Cartier

Eternit e l'amianto assassino,  condanna record ai titolari

Il primo capitolo del processo Eternit, il più importante dibattimento in Europa per le morti di amianto, si è chiuso con la condanna a 16 anni per i due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier. L’accusa aveva chiesto per i due, indagati per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato. Entrambi gli imputati sono stati riconosciuti «colpevoli dei reati loro ascritti» ha letto il presidente della corte, il giudice Giuseppe Casalbore, e condannati a 16 anni per disastro doloso e omissione dolosa di misure antifortunitiche. La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). La sentenza prevede anche le pene accessorie, quali l’interdizione dai pubblici uffici e l’impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione.

A ciascuna delle oltre 5mila parti civili andranno tra i 30 e i 60mila euro come provvisionale in attesa che la cifra venga quantificata in sede civile. E il risarcimento ai familiari dovrebbe superare i 100 miloni di euro. Le persone decedute, secondo le cifre aggiornate al 5 ottobre 2011, sono 1.830, a cui si aggiungono altre 1.027 parti lese. Provvisionali anche per sindacati e associazioni, tra cui la Cgil, la Cisl e la Uil, alle quali i giudici hanno riconosciuto 100mila euro. Il verdetto ha riconosciuto anche risarcimenti particolarmente significativi a Medicina democratica e associazioni ambientaliste quali Legambiente e Wwf.

Ma la fetta più grande dell’ipotetica montagna di soldi è per gli enti: 15 milioni di euro sono stati riconosciuti all’Inail, 25 milioni al Comune di Casale Monferrato, altri 5 milioni all’Asl di Casale, 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e 4 milioni al Comune di Cavagnolo. Ha parlato di sentenza storica il procuratore Raffaele Guariniello: «Quando abbiamo cominciato questo processo pensavamo di inseguire un sogno che oggi si è realizzato. A tante e tante famiglie abbiamo dato il diritto di sognare giustizia». Amarezza invece tra le fila degli avvocati difensori. «Ricorreremo in appello appena sarà possibile, per dimostrare quello di cui siamo certi e che in primo grado non è stato ritenuto fondato, ovvero che il barone Jean-Luis De Cartier de Marchienne, non aveva responsabilità di gestione effettiva», spiega Cesare Zaccone. Linea dura anche per il legale di Stephan Schmidheiny, Astolfo Di Amato: «Se passa il principio che il capo di una multinazionale è responsabile di tutto ciò che accade in tutti gli stabilimenti del mondo, allora investire in Italia, da adesso, sarà molto difficile».

«Una risposta esemplare al problema della tossicità dell’amianto che inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito con anni questo problema con leggerezza», invece, ha chiosato il sindaco di Casale, Giorgio Demezzi.

Soddisfatto anche il presidente della Regione, Roberto Cota: «Così si rende giustizia alle famiglie delle vittime e a un intero territorio. Ora occorre lavorare per completare la bonifica delle aree e per la ricerca e la prevenzione».

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