Eterno Roger Waters. Dai Pink Floyd a una vita oltre ogni "Muro"

Leader introverso e filosofo, ha fatto la storia del rock ma ama Beethoven e Prokofiev

Eterno Roger Waters. Dai Pink Floyd a una vita oltre ogni "Muro"

Per cominciare, una notizia di cronaca. Roger Waters ha chiuso pacificamente la controversia con l'artista italiano Emilio Isgrò per il presunto plagio di una sua opera del 1964 sulla copertina dell'ultimo album Is This the Life We Really Want?. Isgrò aveva ottenuto dal Tribunale di Milano il ritiro del cd, ma ora ha deciso di lasciar perdere la causa sostenendo che Waters ha copiato in buona fede. Nessuna macchia quindi su uno degli artisti più creativi e impegnati politicamente e socialmente della storia del rock, il trascinatore dei Pink Floyd, dopo che gli acidi e la follia dissolsero la mente di Syd Barrett.

«Roger è il leader più defilato dello sfavillante panorama rock. È il leader che compone e che porta con sé il gruppo. È il leader di quella che nel 1973 diventa la più importante rock band del mondo». Così lo descrive Giovanni Rossi nel volume Roger Waters. Oltre il muro (Tsunami, pagg. 384, euro 20) che, attraverso le parole dell'artista (una ricchissima galleria fotografica e la discografia completa), ne ricostruisce il mito che ancora oggi continua a trasformare la storia in cronaca. Quel 1973 segna l'uscita di The Dark Side of the Moon, uno dei dischi più importanti e di successo nella storia del rock, in cui i testi di Waters scandagliano l'uomo mettendone a nudo tutti i sentimenti primordiali. Sono nate un sacco di leggende attorno a questo disco; la più bizzarra è che dovesse essere la colonna sonora del film Il mago di Oz. In proposito Waters ha risposto: «Colonna sonora de Il mago di Oz? Fottutamente ridicolo. Sono cose da persone con troppo tempo libero. In ogni film ci sono un paio di scene che potrebbero utilizzare i brani dell'album come colonna sonora. La mia solidarietà va alle persone che hanno votato The Dark Side of the Moon come miglior disco per avere rapporti sessuali. È una buona evoluzione, nei giorni precedenti avevamo sempre vinto nella categoria miglior disco con cui farsi una canna. Mi ha sempre irritato il fatto che siamo stati considerati un gruppo psichedelico: quando abbiamo fatto la nostra musica migliore, eravamo sempre sobri».

Saggio, ribelle, dissacrante e creativo, sono queste le caratteristiche che lo hanno reso leader dei Pink Floyd. È lui che taglia i ponti con i Pink Floyd di Barrett, quelli di The Piper at the Gates of Dawn, e lo fa il 18 e 19 maggio alla Exhibition Hall di Earl's Court, eseguendo la versione integrale dell'album con la band. Pur essendo l'album più corale dei Pink Floyd post Barrett (la Fender di Dave Gilmour disegna alcuni passaggi che diventeranno obbligatori nelle scuole di chitarra di tutto il mondo) è anche quello che consacra Roger come compositore. Proprio allora gli altri ammetteranno: «In un periodo in cui eravamo comunque tesi e scostanti, Roger ci dava sempre la spinta iniziale. Ecco come è divenuto il leader dal pugno di ferro della band. Molte persone pensano che sia un vero e proprio dittatore che fa sempre le cose in modo serioso, sempre preciso, che quasi non sorride mai, ma in realtà lui è il ragazzo più divertente che ci sia».

Con The Dark Side of the Moon sui Pink Floyd piove una montagna di denaro e la responsabilità di confrontarsi con un album importante come quello. La carriera di Waters naturalmente è questo e molto altro, dall'inesauribile In the Flesh Tour alle mastodontiche esecuzioni di The Wall passando per la lunghissima suite Echoes, 23 minuti di improvvisazioni, raffinatezze chitarristiche, accelerazioni sincopate e versi di animali che molti fan hanno messo in connessione con la scena finale di 2001. Odissea nello spazio. Parlando di questo brano, anni dopo, Roger dirà: «Il centro di tutto il mio lavoro è la connessione, non solo con gli altri uomini, donne e bambini, ma con tutto ciò che si desidera chiamare Dio».

Il suo impegno sociale non ha tregua neppure oggi e lo tiene lontano - nel tempo - dai Pink Floyd. Per esempio lui non è della partita quando i compagni, nel 1994, con il ritorno di Rick Wright, pubblicano The Division Bell. Il suo nome tornerà ad essere unito a quello dei Pink Floyd due anni dopo, quando la band verrà inserita nella Rock'n'Roll Hall of Fame (e Roger non parteciperà neppure alla cerimonia). In Italia è ancora amatissimo e, dopo i concerti sold out lo scorso aprile, ha già annunciato due spettacolari supershow all'aperto dell'Us + Them Tour a Lucca l'11 luglio e al Circo Massimo di Roma il 14.

La musica di Roger è così diversa da quella degli altri perché Waters dimostra scarso interesse per il rock che lo circonda. «Sono sempre stato un fan di Beethoven, Berlioz e Borodin. In questi ultimi anni mi sono appassionato alla musica del diciannovesimo secolo. Adoro personalmente Prokofiev, e anche Fauré mi ha influenzato molto». Così, nel 1987, scrisse un demo di musica tradizionale orchestrale del XIX secolo, particolarmente apprezzata da François Mitterrand, che avrebbe dovuto andare in scena all'Opéra della Bastglia. Per rivedere Roger accanto ai vecchi compagni ci vuole un evento benefico, che richiami il suo senso civile. E l'evento arriva nel 2005 quando, con il G8, si organizzano nove concerti in giro per il mondo con un cast stellare.

I Pink Floyd suonano a Hyde Park e il momento più toccante della serata è l'introduzione di Wish You Were Here in cui Roger chiude il cerchio dicendo: «In realtà è abbastanza emozionante starsene qui con questi tre ragazzi dopo tutti questi anni. Starsene qui con tutti voi. Comunque stiamo facendo tutto questo per coloro che non sono qui e, in particolare, per Syd».

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