Uno dei mali della scuola italiana è che gli insegnanti restano precari in media fino ai 45 anni. Perché? Perché vanno avanti a contratti a tempo determinato, rinnovati di volta in volta. Una violazione (consolidata) delle direttive sul lavoro che invece impongono la stabilizzazione, cioè il posto fisso, dopo tre anni di servizio. Lo sappiamo bene, ben prima del 2019, quando l'Ue ci ha messo sotto procedura di infrazione «per uso prolungato e sistematico dei contratti a termine».
Ora l'Ue torna all'attacco: la Commissione Europea deferisce l'Italia alla Corte di Giustizia perché non ha posto fine, come richiesto, all'uso «abusivo» dei contratti a tempo e a condizioni di lavoro «discriminatorie» nella scuola. E poi l'affondo, che ferisce nel profondo: l'Italia «non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione». Un esempio? Gli stipendi. La Commissione constata che la normativa che determina la retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede aumenti in base all'anzianità. La bocciatura in pagella arriva dolorosa: «Gli sforzi delle autorità sono stati insufficienti». Il Pd, che a suo tempo non ha minimamente trovato una soluzione al nodo precari, è bravissimo a puntare il dito contro il Governo. Ma la squadra Meloni è in carica dal 2022 e la prima denuncia europea risale a (almeno) quattro anni prima.
«Premesso che la decisione della Commissione europea si riferisce a tutto il pubblico impiego - interviene con una nota il ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara (nella foto) - noi siamo fermamente impegnati a risolvere problemi creati e lasciati irrisolti da precedenti governi in cui Pd e M5S hanno avuto ruoli decisivi. Il precariato, con i problemi connessi, non è nato oggi». L'instabilità della cattedra (che a causa dello stipendio basso è più forte al Nord, dove la vita è più cara) riguarda, solo quest'anno, 234mila docenti su 943mila in base ai dati del Portale unico della scuola. Come fare a risolvere il nodo precari? Il piano del ministero è partire dalla base. Cioè ridisegnare integralmente i meccanismi che prevedono l'assunzione degli insegnanti. L'opposizione si scalda: «Eppure nel 2017 - spiegano gli esponenti Pd - avevamo predisposto delle norme che avrebbero garantito di ridurre progressivamente il numero dei docenti precari, attraverso un sistema di formazione e reclutamento ben strutturato contestuale a una serie di concorsi volti alla stabilizzazione del personale. Purtroppo, per ragioni ideologiche e di bandiera quel sistema è stato abolito».
Invece negli ultimi 7 anni, cioè proprio da quel 2017 del «reclutamento ben strutturato», i precari in Italia sono aumentati del 134%. La sequenza è impressionante: erano 100mila nel 2015-16, 135mila nel 2017-18, 212mila nel 2020-21, fino ai 235mila del 2022-23.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.