
La domanda si pone ad un intero continente: è più amico chi vede i tuoi difetti e senza rinnegare il legame cerca di migliorarlo, o chi fa finta di nulla e utilizza quelli stessi difetti, benevolmente tollerati, per imporre la propria guida e la propria visione del mondo? Dopo il discorso del vice Presidente Vance a Monaco ora la risposta tocca all'Europa e da questa dipenderanno non solo i rapporti transatlantici, ma in generale gli equilibri del mondo futuro. A ben vedere il numero due della Casa Bianca ha formulato più domande che risposte. Una su tutte: in questo secolo, che si preannuncia come un'era di «ferro», Bruxelles è ancora il compagno di strada che l'America si aspetta di avere al fianco? I suoi valori sono ancora quelli che hanno sconfitto il socialismo reale e provocato la caduta nel Muro di Berlino? Nel proprio pantheon l'Europa ha ancora quei valori giudaico cristiano, liberali, liberisti, che stanno alla base della cosiddetta civiltà occidentale? E soprattutto, ha la volontà di difenderli in un mondo che cambia?
La realtà è che dietro il brusio indignato per le affermazioni brusche di Vance pare nascondersi una difficoltà di risposta. Eppure da questa risposta dipende il futuro. C'è una frase che è architrave di tutto il ragionamento del vice Presidente: l'America non è preoccupata per la Russia o la Cina, ma per l'atteggiamento dell'Europa. Ovviamente ciò sottintende il vero dubbio degli Stati Uniti, ovvero, sappiamo chi sono i nostri avversari, ma siamo certi di avere ancora degli alleati? I vari esegeti del pensiero trumpiano, che profetizzano una America isolazionista, sono stati ancora una volta smentiti dalle parole del numero due di Washington. Non solo l'America intende giocare un ruolo forte nel disegnare il futuro del pianeta, ma intende sapere se in questa partita avrà l'Europa al suo fianco. E soprattutto se l'Europa è disposta ad assumere quelli impegni, e anche quei sacrifici, necessari per trasformare un colosso economico e commerciale quale è, in un soggetto politico e anche militare, che giochi la partita al fianco degli Usa. Vance non nasconde certo le cose che non tornano: l'Europa vuole un ruolo nelle trattative tra America e Russia, ma nel contempo siede al sicuro protetta dall'immenso apparato bellico pagato dal contribuente americano. La primazia della alleanza atlantica su fonda soprattutto sulla sua capacità tecnologica, ma Bruxelles bullizza le aziende americane che con i propri investimenti la garantiscono. In un mondo dove lo scontro commerciale si fa sempre più duro e le classi medie pagano il prezzo della transizione ecologica come si giustificano le scelte di Bruxelles a favore dell'auto elettrica, di cui la Cina è primo produttore al mondo, e gli applausi a Greta Turberg e le sue reprimende anti Usa. Salvo poi mettere il broncetto quando Elon Musk si permette di dire qualcosa che riguarda il vecchio continente. Certo, per gli standard degli ovattati convegni internazionali i toni di Vance sono stati certamente irrituali, ma altrettanto appaiono pretestuose le lamentele legate all'educazione e alla forma per evitare la sostanza del problema: il nuovo sceriffo è sbarcato a Monaco con due domande precise.
La prima: America e USA, nelle reciproche differenze, condividono ancora quei valori che le hanno viste unite dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi? La seconda: se siamo soci nella difesa di questi valori, ognuno e' pronto a mettere la sua parte, in termini di capitale, di rischio, di impegno, se serve di sacrificio? Ora tocca all'Europa rispondere nel merito alle domande che fino a due giorni fa ha fatto finta di non sentire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.