Draghi: "Solo l'Ue può affrontare le sfide geopolitiche, no a guerra commerciale con Usa"

L'ex presidente della Banca Centrale Europea respinge l'idea di avere "molte strategie industriali, scoordinate tra loro" e ribadisce la necessità di 800 miliardi di euro di investimenti senza aprire un conflitto protezionistico con gli Stati Uniti perché "ci danneggerebbe"

Draghi: "Solo l'Ue può affrontare le sfide geopolitiche, no a guerra commerciale con Usa"
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Mario Draghi torna a parlare del futuro dell'Unione Europea tre settimane dopo la pubblicazione del suo report sulla competitività e illustrato all'Europarlamento. All'interno della sede del think tank Bruegel, a Bruxelles, l'ex presidente italiano del Consiglio mette in guardia sulla "sovranità" dei singoli Paesi comunitari che sono "semplicemente troppo piccoli per affrontare le sfide", poste dall'attuale contesto internazionale. "In molti settori serve dimensione e si ottiene solo se ci integriamo - afferma Draghi - Allora avremo i soldi, ma la prima cosa per le imprese medio piccole è essere in grado di crescere. E non abbiamo la dimensione" necessaria a che le Pmi possano crescere e raggiungere dimensioni più grandi nell'Ue a causa delle "barriere nazionali".

Anche perché l'alternativa ad avere una strategia industriale europea "non è, come pensano alcuni, non avere alcuna strategia industriale", bensì è "avere molte strategie industriali, scoordinate tra loro. Cosa che comporta molti svantaggi", prosegue nel suo ragionamento l'ex presidente della Banca Centrale Europea. E questo "è quello che vediamo oggi - continua Draghi - e significa lasciare ad ogni Stato membro decidere quali tecnologie sono strategiche, significa sacrificare la concorrenza" perché le decisioni strategiche vengono prese "per lo più a livello nazionale, distorcendo l'allocazione delle risorse in Europa. E significa anche risultati scadenti", come dimostrano "alcuni recenti fallimenti di progetti nazionali di alto profilo. Capiamoci: voglio che l'Europa resti aperta, voglio parità di condizioni. Dobbiamo essere ambiziosi e puntare sull'innovazione".

Una vera compattezza sostanziale dell'Ue consentirebbe di portare avanti quei 700-800 miliardi di euro di investimenti necessari per il futuro della competitività europea. Fondi legati al Repower Eu, il digitale, il 5G, gli obiettivi per la banda larga, l'impegno del 3 per cento in ricerca e sviluppo in Europa, e gli impegni del 2 per cento del Pil in difesa richiesto dalla Nato. "Per inciso, questi numeri sono una stima relativamente conservativa, perché non includono l'adattamento e la protezione del clima, che, come purtroppo vediamo tutti, diventano sempre più necessari - ha poi specificato Draghi -. Non includono gli investimenti nell'istruzione, nella formazione delle competenze, che saranno necessari, come sostiene il rapporto. E potrebbero non includere altri aspetti".

C'è tuttavia un punto che l'ex governatore di Bankitalia intende sottolineare. Avremo infatti comunque bisogno "di denaro pubblico, e questo ha a che fare con il fatto che molti di questi grandi investimenti, soprattutto quelli più importanti, sono investimenti in beni pubblici - dice - E sappiamo che il settore privato tende a sottofinanziare gli investimenti in beni pubblici per una serie di ragioni, una delle quali è che hanno molte ricadute". In tutto questo, "una guerra protezionistica commerciale con gli Stati Uniti, l'Europa si danneggerebbe da sola", ha sostenuto Draghi. "Il 50 per cento del nostro Pil deriva dal commercio, contro il 37 della Cina e il 27 degli Usa.

Quindi, se dovessimo fare come gli Stati Uniti, ci danneggeremmo - ha concluso - Siamo diversi dagli Stati Uniti: non possiamo costruire un muro protezionistico, non possiamo farlo e non saremmo in grado di farlo nemmeno".

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