"Le forze armate vanno tutelate. E un politico dovrebbe congedarsi"

Pubblichiamo il carteggio tra il generale Roberto Vannacci, neo eurodeputato leghista, e il nostro giornalista Fausto Biloslavo, dopo che quest'ultimo, in una lettera aperta pubblicata su queste pagine, aveva invitato il generale "ad appendere la divisa al chiodo", in seguito all'elezione a Bruxelles

"Le forze armate vanno tutelate. E un politico dovrebbe congedarsi"
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Il generale Vannacci, da buon incursore, sa che la miglior difesa è l'attacco, ma esagera nella risposta al mio invito pubblicato dal Giornale, sull'abbandonare la divisa adesso che ha scelto la nuova battaglia al Parlamento europeo con mezzo milione di voti.

Non era un proiettile, ma un appello che al generale avevo già espresso fin dalla prima intervista proprio sul Giornale, dopo l'uscita del Mondo al contrario, per dare spazio alla sua voce, quando tutti facevano a gara per impallinarlo con un plotone di esecuzione politico-mediatico. E non era ancora arrivato lo sdoganamento di Salvini.

Un motivo in più per capire che l'appello ad appendere la divisa al chiodo non fa parte di nessuna operazione Psyop o complotto, ma è solo un'opinione, un invito, da sottoporre al diretto interessato ai lettori e all'opinione pubblica. Una questione che non può rimanere «personale», dopo il caso Vannacci e la sua discesa in campo.

Sinceramente leggere nella replica che l'avrei fatto per «compiacenza, posti in prima fila, reportage embedded con la Task force 45» non mi fa arrabbiare, ma sorridere. Tutti sanno che sono il giornalista meno compiacente e più rompiscatole per il «sistema» Difesa perché voglio sempre andare in prima linea raccontando le nostre missioni senza infingimenti politicamente corretti. La leggenda racconta che quando chiamo gli Stati maggiori, paura e fastidio si mescolano nella domanda «e adesso cosa vuole?». Di solito i miei 40 anni di reportage di guerra sono sufficienti per ottenere udienza alla Difesa. E se non bastano faccio il diavolo a quattro, come è capitato per l'ultimo servizio sul Caio Duilio nel Mar Rosso, un imbarco strappato dopo mesi di braccio di ferro.

Proprio da giuliano me ne sono sempre fregato e non avrei mai accettato il «conformismo bacchettone» o di lisciare il pelo a qualcuno, che se mi avesse chiesto di lanciare l'appello al congedo, pur condividendolo, non lo avrei mai fatto tantomeno in pubblico. A tal punto che ho chiesto dettagli su aspettativa e congedo a un alto ufficiale non più in servizio, che conosce bene Vannacci ed è d'accordo con lui a non mollare la divisa.

Semplicemente sono convinto che le Forze armate vadano sempre tutelate e preservate nella loro terzietà, mai trascinate neanche per sbaglio o in maniera strumentale in beghe di parte. Per questo motivo il generale Vannacci, che adesso è diventato, legittimamente, un politico in servizio permanente effettivo, dovrebbe congedarsi senza sfruttare l'aspettativa come hanno fatto giornalisti qualunque suoi denigratori.

Non è una questione di diritti costituzionali o di calcolo economico (Vannacci è già milionario con la vendita del Mondo al contrario), ma di fare la cosa giusta e opportuna per le Forze armate, secondo la mia modesta opinione. E magari evitare ripicche e il gusto di levarsi sassolini nelle scarpe nei confronti di chi vorrebbe vedere il generale trascinato in catene a Gaeta.

Ancora di più, dopo la pubblicazione dell'invito ad appendere al chiodo la divisa, sono arrivati messaggi di condivisione da parte di alti ufficiali in servizio e no - non certo parrucconi o imboscati - ma pure da militari di ogni ordine e grado oltre a gente comune, che in diversi casi hanno votato per Vannacci. E vorrebbero che avesse le mani libere in politica, senza rischiare riflessi sulle Forze armate, pur continuando a chiamarlo «generale» o «comandante». Altri, ma sinceramente una minoranza, non sono d'accordo e vogliono che rimanga con le stellette.

La decisione spetta all'incursore del Mondo al contrario, che rimarrà sempre tale.

E proprio il 16 giugno, 106 anni dopo l'assalto degli arditi che sbaragliavano gli austriaci sul Col Moschin, durante la battaglia del Solstizio, dando il nome al glorioso 9° reggimento, da dove viene Vannacci, avrei preferito che il generale rompesse gli schemi «fregandosene» dell'aspettativa, delle giuste recriminazioni, delle ripicche. E annunciasse la decisione di appendere la divisa al chiodo per le stesse Forze armate, che ha servito con coraggio e onore.

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