Vertice Ue, trattativa lampo per il bis di von der Layen

Cena informale a Bruxelles tra i 27 capi di Stato e di governo. Obiettivo: confermare l'attuale presidente della Commissione europea con una larga maggioranza tale da superare lo scoglio dei "franchi tiratori"

Vertice Ue, trattativa lampo per il bis di von der Layen

Sulla composizione della futura Commissione europea si inizia a fare sul serio. Quella di oggi è stata la prima giornata ufficiale post-voto nella quale si sono susseguiti a Bruxelles diversi incontri internazionali: sia i vari bilaterali sua la cena informale dei capi di stato e di governo dei 27 paesi Ue per cercare un accordo su chi coprirà i top jobs in questa legislatura. Ursula von der Leyen punta all'immediato bis, ma la roadmap è ancora lunga, per quanto l'asse franco-tedesco vorrebbe chiudere la partita in suo favore in tutta fretta.

Ottenuta infatti la maggioranza qualificata al Consiglio (il 55% degli Stati membri, almeno 15, che rappresentino come minimo il 65% della popolazione Ue) per lei resterebbe comunque lo scoglio della maggioranza assoluta al Parlamento europeo: 361 voti su 720 a scrutinio segreto. Se dovesse arrivare il via libera formale dai leader nel Consiglio del 27-28 giugno, la riconferma in plenaria a Strasburgo potrebbe essere calendarizzata già per la prima seduta dal 16 al 19 luglio. In questa circostanza, inoltre, il nuovo Europarlamento appena insediatosi potrà dare l'ok anche a un secondo mandato per Roberta Metsola come presidente dell'Aula. "Ho presentato la mia candidatura, vedremo quale sarà il risultato", ha annunciato l'esponente politica maltese.

Gli incontri di Giorgia Meloni

Nel frattempo nelle ultime ore Giorgia Meloni ha tenuto diversi faccia a faccia prima del vertice dei 27. Prima ha incontrato il leader ungherese Viktor Orban nell'hotel Amigo. "La cooperazione con l'Italia è sempre buona", ha dichiarato il primo ministro di Budapest, che non si è sbottonato su una possibile rielezione di von der Leyen: "Tutto è fluido in questo momento", ha commentato. Nell'albergo in pieno centro a Bruxelles si è recato anche Mateusz Morawiecki, vicepresidente del Pis (Diritto e giustizia) ed ex primo ministro polacco. Dopo il suo incontro con la premier italiana, gli è stato chiesto se secondo lui von der Leyen riuscirà ad ottenere un secondo mandato. "Vedremo", ha risposto. Del resto la situazione a Bruxelles è ancora incerta: oltre ai negoziati per le nomine, infatti, si preannunciano anche scontri interni ai vari gruppi dell'europarlamento. Infine Meloni, prima della cena con tutti gli altri omologhi, ha avuto al Palazzo Europa della capitale belga un bilaterale anche con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Tajani non chiude le porte ai conservatori

Agenda non meno fitta anche per Antonio Tajani, che sempre oggi ha raggiunto riunione del Partito popolare europeo con la presidente della Commissione europea. Il vicepresidente del Consiglio ha ribadito la fiducia in von der Leyen per una sua seconda presidenza dell'Ue, sottolineando tuttavia come l'Italia debba avere un numero due e un portafoglio di grande importanza: "Siamo la seconda manifattura d'Europa, siamo un Paese fondatore. Abbiamo un ruolo importante da svolgere - ribadisce il segretario di Forza Italia -. Credo che all'Italia spetti una una vice presidenza e un portafoglio non di secondo livello". Esprimendo "qualche perplessità" sul portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio Europeo e smentendo voci che vedrebbero una sua nomina come successore della von der Leyen (così come quella di Mario Draghi), Tajani ritiene che non si possano chiudere le porte ai Conservatori, "perché una realtà così variegata come il Parlamento europeo non può chiudersi in una maggioranza a tre, bisogna mantenere il dialogo", aggiunge.

Scholz e Tusk: "No ai conservatori in Commissione"

Di ben diverso avviso Olaf Scholz. Nell'esortare a una soluzione rapida e costruttiva in Parlamento, il cancelliere tedesco sostiene come debba essere chiaro il fatto che l'emiciclo europeo non debba sostenere una presidenza della Commissione "che si basa su partiti di destra e populisti di destra". "C'è una maggioranza stabile delle piattaforme politiche che finora hanno collaborato a stretto contatto in Parlamento", ovvero dal Partito popolare europeo ai Socialdemocratici e Liberali: "Questa è la base per sostenere la presidenza della Commissione - dice Scholz -. Ed è per questo che sono assolutamente sicuro che riusciremo a raggiungere un'intesa tra le famiglie politiche, ma anche tra i paesi europei, nel più breve tempo possibile". Non dissimile l'atteggiamento di Donald Tusk. "Non è mio compito convincere Giorgia Meloni", afferma il premier polacco, la cui sensazione è che la maggioranza europea uscente sia "più che sufficiente ad organizzare l'intero nuovo panorama, incluso il presidente della Commissione". Niente conservatori nel nuovo esecutivo, quindi.

Le altre nomine in ballo

La prima parte della riunione informale di tutti i capi di stato e di governo è stata dedicata all'analisi del voto: qua hanno partecipato anche le attuali massime cariche dell'Unione, Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Metsola e Josep Borrell. I quattro sono poi invece usciti quando si è passati alla seconda parte, nella quale i leader devono cercare un accordo su chi coprirà i top jobs in questa legislatura. Nella sessione parlamentare di fine luglio von der Leyen è sicuramente la favorita alla guida della Commissione, ma tra gli eletti a Bruxelles c'è l'incognita dei "franchi tiratori": si stima che potrebbe aggirarsi attorno al 10% la quota di chi voterà in difformità dalle indicazioni del gruppo. Per questo motivo si sta cercando di allargare la maggioranza composta da popolari, socialdemocratici e liberali, guardando sia ai Verdi sia a Fratelli d'Italia.

Si dà invece per fatto il bis di Metzola a presidente dell'Europarlamento. Meno certi i pronostici sulla nomina di Antonio Costa, ex primo ministro socialista del Portogallo, a presidente del Consiglio Europeo, e di Kaja Kallas, liberale e attuale primo ministro dell'Estonia, ad Alto rappresentante dell'Unione Europea. A chiedere portafogli di peso nel governo non sarà solo l'Italia. Già si sa che Emmanuel Macron (al netto delle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio) punta a un incarico importante sul fronte dell'economia o della politica industriale.

La Spagna vorrebbe piazzare l'attuale vicepremier Teresa Ribera al clima o alla transizione energetica. La Lettonia ha deciso di confermare Valdis Dombrovskis, attualmente vicepresidente della Commissione a cui fa capo il commercio, che difficilmente potrà avere un portafoglio meno importante.

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