Si tratta sulle nomine Ue. Meloni vede Orban e Morawiecki

Il primo ministro ungherese e l'ex capo del governo polacco si sono incontrati con il premier italiano nell'hotel Amigo. Sul tavolo, le nomine ai vertici dell'Ue e, in particolare, un possibile secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione

Si tratta sulle nomine Ue. Meloni vede Orban e Morawiecki
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Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il leader ungherese Viktor Orban si sono incontrati nell'hotel Amigo, nel pieno centro di Bruxelles. "L'incontro con Meloni è andato bene, vanno sempre bene. La cooperazione con l'Italia è sempre buona", ha dichiarato il primo ministro di Budapest, che non si è sbottonato su una possibile rielezione di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione europea. "E' troppo presto per dire qualsiasi cosa sulle nomine. Dopo la cena di oggi avremo più informazioni, tutto è fluido in questo momento", ha commentato, facendo riferimento all'incontro informale tra i leader dell'Unione durante il quale si discuterà sulle nomine apicali.

All'Amigo si è recato anche Mateusz Morawiecki, vicepresidente del Pis (Diritto e giustizia) ed ex primo ministro polacco. Dopo il suo incontro con il premier Meloni, gli è stato chiesto se secondo lui von der Leyen riuscirà ad ottenere un secondo mandato. "Vedremo", ha risposto. La situazione a Bruxelles, dunque, è ancora incerta. Oltre ai negoziati per le nomine, infatti, si preannunciano anche scontri interni ai vari gruppi dell'europarlamento.

In particolare, gli 11 seggi del partito Fidestz di Orban fanno gola all'Ecr (Conservatori e riformisti europei), guidati proprio dal primo ministro italiano. Johan Van Overtveldt, deputato di punta degli indipendentisti fiamminghi, ha però dichiarato che un ingresso della formazione del primo ministro ungherese nel gruppo "è una linea rossa". La delegazione belga è molto preziosa per i Conservatori e ha permesso loro di assicurarsi la presidenza della commissione Bilanci nella scorsa legislatura.

Per quanto riguarda il Ppe, invece, Ursula von der Leyen potrebbe essere "tradita" dai 6 rappresentanti dei Repubblicani francesi, che stanno vivendo momenti di tensione dopo la decisione del loro leader Eric Ciotti di allearsi con il Rassemblement national di Marine Le Pen e che a marzo avevano espresso voto contrario alla nomina dell'attuale leader della Commissione a capo del Ppe durante il congresso di Bucarest. Rimane ancora in sospeso il voto dei 20 deputati del Pis polacco. Nel 2019, l'ex partito di governo di Varsavia aveva espresso in blocco un parere favorevole sull'elezione di von der Leyen al vertice di Palazzo Berlaymont, ma che questa volta potrebbe cambiare lato della barricata. I leader dei popolari si sono incontrati in un albergo di Bruxelles, vicino al quartiere comunitario dove si trovano Parlamento, Consiglio e Commissione. A margine della riunione, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di credere che "l'Italia debba avere un vicepresidente e un portafoglio di grande importanza. Siamo la seconda manifattura d'Europa, un Paese fondatore, abbiamo un ruolo importante da svolgere". Poco prima dell'incontro, il primo ministro polacco Donald Tusk ha affermato che "non è mio compito convincere Giorgia Meloni. Se capisco bene ora abbiamo una maggioranza al Parlamento europeo ricostruita dai partiti di centro come Ppe, socialdemocratici, liberali e alcuni piccoli gruppi. La mia sensazione è che questo è più che sufficiente per definire l'intero nuovo panorama, incluso chi guiderà la Commissione europea".

Nella discussione sulle nomine è intervenuto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. "E' molto chiaro che non dovrebbe esserci alcun sostegno in Parlamento per la presidenza della Commissione, che si basi su partiti di destra e su populisti di destra", ha dichiarato al suo arrivo alla cena informale dei leader dell'Unione. "C'è una maggioranza stabile delle piattaforme politiche che finora hanno collaborato strettamente in Parlamento. Dal Partito popolare europeo, socialdemocratici e liberali.

Ci sono anche altri che si adattano un po' politicamente ma essenzialmente questa è la base per sostenere la presidenza della Commissione". Il capo del governo tedesco si è detto sicuro riguardo al raggiungimento di un'intesa tra le varie "famiglie politiche" e gli Stati europei in breve tempo.

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