Proprio perché crediamo fortemente nella democrazia e nel confronto delle idee, ci spiace sempre quando qualcuno che può arricchire il dibattito politico viene escluso in un'elezione. Soprattutto se è un uomo di cultura (o una donna, non poniamo limiti all'intelligenza). Sarà davvero una perdita e pensiamo a chi ha posizioni diversissime dalle nostre non potere ascoltare all'Europarlamento gli interventi dell'editrice Ginevra Bompiani. O del matematico Odifreddi. O del vignettista Vauro! O di Alessandro Cecchi Paone!
No, lui no. Stavamo parlando di uomini. Di cultura.
Ma più di tutti ci spiace immensamente e non siamo ironici per l'esclusione di Christian Raimo, scrittore antifascista in servizio permanente, occupatissimo a formare nuove truppe per assediare il governo meloniano. Peggio del disimpegno per certi intellettuali c'è solo l'impegno.
E ci rincresce perché seguiamo Raimo dai tempi in cui scriveva su Nazione Indiana, una sorta di Primato nazionale di sinistra. Poi lo abbiamo incontrato quando sbattè fuori dal Salone del libro una casa editrice di destra-destra. E lo abbiamo ascoltato quando andò in tv a dire che quelli di destra-destra vanno picchiati.
Poi però
guarda i casi della vita - arriva una maestrina, va in Ungheria, e invece che dirlo soltanto, lo fa. Coi manganelli. Ed eleggono lei al tuo posto.Del resto, è così. Le guerre tra intellettuali le vincono sempre i più stupidi.
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