"Sa quante molotov dai centri sociali". Lezione dei poliziotti alla sinistra sul caso Salis

C'è rabbia tra gli agenti per le parole del deputato Avs che ha sminuito le accuse mosse a Salis. Fsp: "I poliziotti a cui è stata lanciata l'immondizia addosso rappresentano lo Stato"

"Sa quante molotov dai centri sociali". Lezione dei poliziotti alla sinistra sul caso Salis

C'è scontento negli ambienti della polizia per come si sta cercando di "pulire" l'immagine di Ilaria Salis prima dello sbarco nel parlamento europeo di Bruxelles. Gli agenti non hanno preso di buon grado le dichiarazioni di Elisabetta Piccolotti, deputata di Sinistra italiana, nonché moglie di Nicola Fratoianni, principale sponsor per Salis al parlamento europeo. Dire che quelli della neo-deputata "sono solo reati da centro sociale" e che le accuse sono "solo quelle di resistenza a pubblico ufficiale" è stato interpretato dagli agenti come un affronto alla loro professionalità e dignità. Un'offesa alla divisa che indossano, che rappresenta lo Stato e che in questo modo viene svilita di ogni significato. Piccolotti dice che "succede", come se si fossero semplici incidenti di percorso i reati imputati a Salis, come se le due pagine di casellario giudiziario (pubblicato qui dal ministero dell'Interno per l'obbligo di trasparenza dei candidati, quindi a disposizione di chiunque) siano irrilevanti.

"Si eviti di giurare per la Bandiera e la Repubblica"

Abbiamo chiesto un commento a Pasquale Griesi, segretario regionale per la Lombardia del sindacato Fsp della Polizia, che è partito da lontano, citando Urbano Rattazzi e Camillo Benso conte di Cavour e chiedendosi "come abbiamo fatto a ridurci in questo stato". Come siamo passati da quel modello "alla spudoratezza più assoluta"? L'esponente sindacale della polizia, che conosce molto bene gli ambienti anarchici e dei centri sociali da cui proviene la neoeletta deputata al parlamento europeo, ci ha tenuto a sottolineare che "gli uomini e le donne della Polizia di Stato, quelli a cui è stata lanciata immondizia addosso, quelli a cui sono stato urlati una serie di frasi ingiuriose, quelli a cui è stata fatta 'soltanto' resistenza, sono rappresentanti dello Stato". Quello stesso Stato, prosegue Griesi, "di cui qualcuno, a cui piace evidentemente sminuire la gravità, è Onorevole, ovvero degna d’onore, onorata, che gode di alta reputazione ma che parla di 'reati da centro sociale', 'soltanto resistenza'".

L'amarezza è evidentemente tanta da parte del sindacalista della Polizia, che rileva provocatoriamente che, "se il vivere in società civile, secondo regole, crea così tanti problemi, tanto vale che si eviti direttamente di giurare per la Bandiera e la Repubblica". La rabbia è comprensibile ed emerge con forza dall'intervista di Griesi, parte di quella grande famiglia di "90.000 poliziotti e altri 400.000 militari che come principio sacrosanto e irrinunciabile hanno sempre e comunque quello di dover avere il massimo rispetto per la dignità umana" di chi hanno davanti. E il rispetto dei diritti fondamentali, ribadisce il sindacalista, "è un dovere assoluto". Concludendo il suo ragionamento, Griesi ci tiene a ricordare le parole del commissario Antonino Cassarà: "Noi non siamo come loro". Oggi, dice il sindacalista, "quelle parole hanno un'importanza immensa per chi ama e difende ogni giorno la Repubblica, ed è proprio quella difesa dei valori costituzionali che consideriamo onorevolmente un dovere sacrosanto".

"A noi solo calci in faccia e umiliazioni"

La stessa rabbia la ritroviamo anche nelle parole di Andrea Cecchini, segretario del sindacato Italia Celere della Polizia di Stato che, in risposta alle parole dell'onorevole Piccolotti, ci spiega che "pensare che la resistenza a pubblico ufficiale sia una cosa da poco ci indispettisce, ci umilia". Ricevere un simile trattamento da altri rappresentanti delle istituzioni dev'essere frustrante per gli agenti, che ogni giorno in strada rischiano la vita per la tutela della sicurezza pubblica: "In Italia, se commetti reato ti ritrovi ad occupare uno scranno parlamentare con soldi, benefici e immunità. A noi poliziotti, che dobbiamo pure difendere certi personaggi, solo calci in faccia e umiliazioni". Cecchini, con l'orgoglio tipico di chi ha scelto di mettere tutto se stesso a difesa dello Stato, ma anche con una punta di rassegnazione, ci spiega che "Indossando la Divisa io cerco di riportare solo un po di normalità in un Paese dove di normale davvero non c'è più nulla, addirittura commettere reati da centri sociali e contro i Poliziotti è considerato una cosa da poco".

Cecchini ci tiene che la parola "divisa" abbia la "D" maiuscola, proprio per sottolineare l'importanza che ha per gli uomini e le donne che la indossano, per i quali è una seconda pelle. Ed è proprio perché la "Divisa" che indossa è una parte di sé che Cecchini non ci sta a subire in silenzio le parole di Piccolotti: "Signora Fratoianni, sa quante bombe carta e molotov mi hanno tirato addosso i centri sociali? E non l'ho mai sentita una parola di vicinanza, nè m'hanno mai candidato alle elezioni".

Quindi, aggiunge e conclude: "Se tanto mi dà tanto, i buoni prendono gli schiaffi, i cattivi li danno, vincono sempre e sono tutelati e votati. Incredibile, di normale c'è rimasto ben poco ormai in Italia. Signora Fratoianni, da che parte state?".

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