Il progetto di libera circolazione di merci e di persone all'interno dell'Europa sembra essere terminato. Il trattato di Schengen è stato sospeso da molti Paesi e sono tornati i controlli alle frontiere, dispositivi di sicurezza non più derogabili a fronte del contesto geo-politico internazionale che espone l'Unione europea e i suoi cittadini a troppi rischi. La Germania è stato il primo Paese che, a fronte del rischio terrorismo, ha deciso di blindare i suoi confini interni. Nessuno entra più nella confederazione tedesca senza il passaggio in una frontiera controllata. A ruota hanno seguito i Paesi Bassi e gli altri Stati dell'est, ma anche la Francia, che ha annunciato lo studio di soluzioni per blindarsi. Ora hanno assunto la medesima decisione anche la Svezia e la Danimarca.
La sicurezza dei cittadini prima di tutto: questo il concetto della decisione, assunto dopo gli attentati terroristici subiti dai due Pesi nelle loro capitali a poche ore di distanza. Il 1 ottobre a Stoccolma sono stati sparati dei colpi contro l'ambasciata israeliana e il giorno dopo a Copenaghen si sono registrate due esplosioni, sempre nei pressi della rappresentanza diplomatica di Tel Aviv. Questi due episodi, sommati all'emergenza immigrazione irregolare, hanno fatto propendere i due Paesi per la decisione drastica di blindare i confini interni.
"Sfortunatamente, gli eventi recenti confermano che la minaccia terroristica contro la Danimarca è grave. Stiamo monitorando da vicino la situazione attuale, valutando la sua rilevanza per il panorama generale delle minacce e implementando le misure di sicurezza necessarie su base continuativa", sono le parole di Peter Ekebjærg, ispettore capo della polizia, riprese da un comunicato ufficiale rilasciato dalle autorità. Allo stesso modo, nelle scorse ore la Svezia ha inviato una comunicazione ufficiale all'Unione europea, informando (e non chiedendo) di aver esteso i controlli maggiorati a tutte le frontiere: di acqua, di terra e di aria. Una stretta poderosa anche dal governo di Stoccolma, che dopo anni di accoglienza massiva oggi ne paga le conseguenze e cerca di porvi rimedio.
Le sospensione di Schengen da parte dei Paesi dell'Unione europea è legittima e comprensibile a fronte della necessità di tutelare il proprio territorio. È la diretta conseguenza delle politiche eccessivamente permissive dell'Unione sui confini esterni, troppo permeabili. Ai Paesi di confine, come l'Italia o l'Ungheria, ma anche la Grecia, vengono legate le mani e viene loro impedito di adottare soluzioni efficaci per rendere l'Europa meno permeabile.
Questo impone ai Paesi interni di chiudersi e come conseguenza ha l'isolamento dei Paesi esterni, costretti a gestire in autonomia situazioni di emergenza. Davanti a tutto questo, è evidente che le politiche migratorie dell'Unione europea hanno fallito. Anche se da Bruxelles e da Strasburgo ancora non lo vogliono ammettere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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