L'Europa passa dalle parole ai fatti. L'attentato di Bruxelles, e quello di qualche giorno prima ad Arras, in Francia, hanno scosso le coscienze dell'Unione europea, che si è finalmente accorta di avere un problema dentro casa sua. I ripetuti allarmi lanciati dall'Italia erano finora rimasti quasi inascoltati ma gli orrori compiuti dai due nordafricani nel cuore dell'Europa in nome del fondamentalismo religioso sono un campanello d'allarme da non lasciare inascoltato. Per tale ragione, come ha riferito il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, in conferenza stampa a Lussemburgo, domani si terrà una prima riunione sull'accelerazione voluta da Bruxelles per il rimpatrio "in maniera volontaria assistita", chi è considerato una minaccia per la sicurezza.
"Ho chiesto al coordinatore Ue dei rimpatri di avere una riunione straordinaria anche per discutere con gli Stati membri come possiamo fare in modo che le persone che pongono un rischio per la sicurezza dell'Ue possano essere rimpatriate più rapidamente", ha spiegato il commissario, sottolineando l'urgenza di lavorare in tempi rapidi per raggiungere una soluzione che sia valida e praticabile. Proprio alla luce degli attentati subiti, infatti, ora per l'Europa il tema dei rimpatri è diventato una "priorità". La preoccupazione che terroristi riescano a raggiungere gli stati dell'Unione nelle "tradotte" dei migranti, mentre è in corso una guerra a Gaza, è al massimo grado e tutti i governi ora fanno quadrato.
La riunione di domani sarà dirimente sulla questione e ci si aspetta decisioni ferme e importanti sul tema: "Ci saranno rappresentanti del gruppo di alto livello sui rimpatri, che rappresentano i 27 Paesi membri". Sulla proposta, come impone il protocollo europeo, "noi aspettiamo che l'Eurocamera prenda posizione e ciò potrebbe avvenire nelle prossime 5 settimane". L'attentato di Bruxelles ha risvegliato dal torpore l'Europa che sembrava essere caduta, forse nell'illusione di essere fuori dal pericolo terroristico. L'attentatore di Bruxelles, Abdesalem Lassoued, infatti, "era arrivato nell'Ue dodici anni fa, nel 2011" e aveva presentato domande di asilo che erano state "rifiutate, diverse volte. Non è il momento di dare colpe a chicchessia, ma questo deve essere un campanello di allarme" per tutti, anche perché "la Tunisia è un Paese che collabora" per quanto riguarda i rimpatri.
Ora, "è assolutamente necessario che l'Ue sia al sicuro dalle minacce del terrorismo e che non assista ad alcuna violenza antisemita o ad alcuna islamofobia".
Il tema dei rimpatri è stato condiviso da tutti e proprio l'attentato a Bruxelles "è stato un richiamo a fare di più sui rimpatri, con la Tunisia e agli altri Paesi partner". È importante, ora, "lavorare assieme, non possiamo essere 27 sistemi di rimpatri".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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