L'Ue nella bufera: "Pagò la lobby green per appoggiare Timmermans"

Secondo quanto riportato dal quotidiano olandese De Telegraaf, Bruxelles avrebbe versato 700mila euro a gruppi ambientalisti per promuovere i piani dell'ex commissario. Fidanza: "La Commissione deve fare chiarezza"

L'Ue nella bufera: "Pagò la lobby green per appoggiare Timmermans"
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Falco dell'ambientalismo duro e puro, Frans Timmermans ha abbandonato la Commissione europea nell'agosto del 2023 dopo aver messo la firma sulla direttiva sullo stop all'auto endotermica entro il 2035 e sulla discussa norma sull'efficienza energetica delle case. Iniziative talebane con molti detrattori, ma non prive di sostenitori. Anche se secondo il De Telegraaf l'appoggio di alcune realtà non sarebbe stato spontaneo: l'Ue avrebbe infatti "pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell'ex commissario".

L'inchiesta del quotidiano olandese cita contratti riservati, tra cui uno di 700mila euro per orientare il dibattito sull'agricoltura. "Per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato" lobby ecologiste per "fare pressioni a favore" del Green deal, la denuncia del giornale: "Alle organizzazioni sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri". Secondo quanto ricopstruito, Bruxelles avrebbe utilizzato denaro proveniente da "un fondo multimiliardario".

Entrando nel dettaglio, l'Ue avrebbe usato il denaro prelevato da un fondo per sussidi climatici e ambientali da miliardi di euro con l'obiettivo di finanziare una "lobby ombra" al fine di portare le politiche green in cima all'agenda europea. Un addebito pesante, ma non mancano gli esempi, a partire dalla campagna a favore della contestata Nature Restoration Law, tra i cavalli di battaglia di Timmermans. Secondo il Telegraaf, l'iniziativa sarebbe stata "promossa da un'organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste".

Contattato dal quotidiano, l'eurodeputato olandese del Ppe Dirk Gotink ha aggiunto che ci sarebbero persino liste redatte dalle lobby con i nomi dei politici da contattare, confermando di aver avuto accesso ai documenti riservati citati dai giornalisti. Le associazioni verdi avrebbero dovuto rendicontare i risultati, l'esempio è fornito dall'European Environmental Bureau, esplicitamente incaricata di fornire almeno sedici esempi di casi in cui il Parlamento europeo ha reso la legislazione verde più ambiziosa grazie alla loro attività lobbistica. Gotink ha tenuto a precisare che non si tratta di una campagna diffamatoria nei confronti del movimento ambientalista: "Ovviamente è loro diritto fare lobbying, il problema è l'atteggiamento della Commissione europea. Ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come la migrazione".

La notizia è destinata a sollevare un polverone.

"Se tali evidenze venissero confermate saremmo di fronte a un vero e proprio Timmermans-gate, una gravissima interferenza sulle dinamiche democratiche del Parlamento e un utilizzo scandalosamente improprio da parte della Commissione Ue di risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate a beneficio degli agricoltori" la sottolineatura in una nota del capodelegazione di Fratelli d'Italia e coordinatore Ecr in commissione agricoltura al Parlamento Europeo Carlo Fidanza: "La Commissione deve fare immediatamente chiarezza su tutte le somme ad ogni titolo versate a soggetti non istituzionali per condizionare il dibattito pubblico, nonché la conferma dell'esistenza delle relazioni sulle attività di lobbying effettuate e ogni altra informazione necessaria a fare luce su questo che rischia di essere uno scandalo di proporzioni enormi. A tal fine stiamo depositando un'interrogazione urgente e prenderemo qualunque altra iniziativa necessaria a fare chiarezza".

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