Quando l’ideologia sovrasta l’onestà intellettuale il pericolo è dietro l’angolo. Quella che, in apparenza, potrebbe sembrare una mera questione di linguaggio è invece una prova politica dalla quale il Pd esce con le ossa rotte e la dignità a pezzi. Il motivo è presto detto. Al Parlamento europeo, nella giornata di ieri, si votata una risoluzione che, tra le altre cose, conteneva il divieto di utilizzare sia i simboli nazisti sia quelli comunisti. Un modo per equiparare e condannare i due regimi sanguinari che, però, non ha convinto la sinistra italiana. La risoluzione è passata ad amplissima maggioranza ma tra chi non si è espresso troviamo gli eurodeputati dem e, come se non bastasse, tra i contrari c’è ovviamente Ilaria Salis e perfino tutti i cinquestelle.
Alla fine, con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni, la risoluzione è passata. Questo però non legittima, anzi aggrava, la posizione ambigua del Partito democratico che, pur di votare a favore, preferisce scappare dall’Aula senza condannare quella che, a ben vedere, forse ritengono ancora la bussola politica da seguire. Eppure le parole messe nero su bianco dalla risoluzione europea, nel corso della plenaria che aveva in votazione la risoluzione contro la disinformazione russa e l’uso strumentale della storia nel contesto della guerra in Ucraina, erano piuttosto chiare.
Si chiedeva, se non altro, di vietare l’utilizzo tanto dei simboli tipici del regime totalitario nazista tanto di quello altrettanto sanguinario e violento comunista. Se Ilaria Salis di Avs e Cristina Guarda dei Verdi hanno mantenuto il voto contrario, la Lega ha scelto la via dell’astensione mentre la delegazione Pd ha levato le schede dal sistema di voto per non esprimersi. A favore invece del testo finale Fratelli d’Italia, Forza Italia e Ignazio Marino.
Il punto che avrebbe suscitato la reazione della sinistra nostrana sarebbe proprio il il paragrafo 14 che chiede “di vietare, all’interno dell’Unione l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina”.
“Sì alla condanna di Putin e alla lotta contro la disinformazione, ma no a iniziative strumentali che vogliono riscrivere la storia nei parlamenti a colpi di maggioranze", si è giustificata la delegazione dem al Parlamento Ue, guidata da Nicola Zingaretti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.