Falsi invalidi? Siamo la patria dei furbetti

Caro direttore, il fenomeno pare inestinguibile. Ormai da anni, con frequenza costante, si hanno notizie di falsi invalidi beccati in flagrante. A Napoli gli ultimi 17 furbetti smascherati. Ufficialmente impossibilitati a muoversi a causa di una paralisi totale, sono stati pizzicati al supermercato mentre spingevano senza problemi il carrello della spesa. Ma quello che più lascia perplessi è il fatto che non si hanno mai notizie di provvedimenti coercitivi o anche solo punitivi nei confronti dei loro complici, ovvero di quei soggetti istituzionali che certificano tali invalidanti patologie.

Roberto Brambilla

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Caro Roberto, le pensioni dei falsi invalidi sono una piaga che ci penalizza tutti. Problema non nuovo. Montanelli diceva che «tra gli italiani la solidarietà non esiste, esiste la complicità», esattamente come accade in questo tipo di truffa che per andare in porto ha bisogno di una vasta rete di complici nelle istituzioni ma non solo: omertosi devono essere i parenti, gli amici vicini di casa. Prezzolini la pensava uguale: «Gli italiani si dividono in due categorie, i furbi e i fessi». Montanelli e Prezzolini, come noto, avevano studiato bene la pratica dei vizi italici e probabilmente avevano letto Massimo D'Azeglio che un secolo prima di loro scriveva: «Gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, con le miserie morali che furono la loro rovina; pensano a riformare l'Italia, e per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro». Il problema, quindi, è vecchio tanto quanto il Paese, probabilmente un cancro non curabile.

Perché, come sostiene Roberto Gervaso, noi non ci organizziamo, ci arrangiamo. Non c'è intellettuale che la pensi diversamente. Bella quella di Curzio Malaparte: siamo la patria del diritto e del rovescio. L'unica cosa che funziona è il disordine materiale e morale.

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