Nelle scorse ore a Pisa è stato diagnosticato il primo caso di Candida Auris del 2023 in Italia. Se la vicenda ha creato un po' di normale apprensione, il Direttore dell’Unità Operativa Malattie infettive dell’Ospedale di Cisanello, Marco Falcone, ha rassicurato la popolazione spiegando alla stampa che l'infezione è sotto controllo e per adesso non ci sono altri casi. Ma perché viene chiamata "fungo killer"?
Di cosa si tratta
Innanzitutto il nome: auris deriva dal latino e significa orecchio perché, come ha spiegato il ministero della Salute, si tratta di un fungo che per la prima volta è stato scoperto nel 2009 nell'orecchio di una donna in Giappone anche se la prima apparizione in assoluto risale al 1996 quando è stato scovato in Corea. In Europa si è affacciato per la prima volta nel 2015 (Francia) e nel nostro Paese il primo caso di infezione è relativamente recente e datato 2019. Il soprannome, killer, è dovuto ad alcune caratteristiche peculiari del fungo che riesce a resistere a molti farmaci antimicotici che normalmente si utilizzano per curare la Candida, non si riesce a identificare spesso se non in laboratori con tecniche avanzate e, se non scoperto in tempo, può provocare focolai epidemici.
L'Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha affermato anche che è "molto infettiva e in genere le infezioni sono di bassa entità, tuttavia nei soggetti con immunocompromissione può causare infezioni gravi presenta una alta letalità nelle forme invasive ha la possibilità di creare biofilm che la rende poco suscettibile ai disinfettanti e quindi particolarmente resistente sulle superfici".
Come avviene il contagio
La trasmissione tra gli organismi umani avviene principalmente se uno o più soggetti toccano superifici che sono contaminate o se si trovano a contatto con persone già infette (come avviene per le normali infezioni). Di conseguenza, le persone più a rischio sono quelle che si trovano nelle strutture sanitarie ma anche i più deboli con problemi di salute preesistenti: ecco perché l'Iss raccomanda che tutti i dispositivi medici debbano aderire "alle norme igieniche per l’inserimento e il mantenimento dei cateteri e la cura meticolosa dei siti di tracheotomia. Inoltre, è opportuno valutare continuamente la necessità dei dispositivi invasivi e rimuoverli tempestivamente quando non siano più indispensabili".
Quali sono i sintomi
La sintomatologia è varia ma la più comune riguarda le otiti così come infezioni che riguardano il sangue e le ferite: la febbre è un sintomo generico ma può accompagnarsi alla Candida auris così come la difficoltà di deglutire, sensazione di bruciore e dolori muscolari. Il nostro Istituto Superiore di Sanità spiega che ancora non si conosce tutto di questo microrganismo e quali sono i suoi meccanismi che lo rendono così resistente ad alcuni farmaci. Come abbiamo visto sul ilGiornale.it, poi, alcuni studiosi hanno tirato in ballo i cambiamenti climatici con le temperature più elevate che aiuterebbero il fungo a sopravvivere più a lungo e infettare l'organismo umano (qui la ricerca americana).
Qual è la cura
L'Iss comunica che "la maggior parte delle infezioni sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine" mentre, quelle più difficili, possono essere trattate con dosi di farmaci più elevati.
Il fungo resisterebbe anche a diversi antifungini quali fluconazolo (e altri azoli), amfotericina B e echinocandine. Nonostante i trattamenti, molti pazienti possono rimanere positivi per lunghi periodi e vanno tenuti in osservazione per capire qual è il decorso della malattia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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