Scompenso cardiaco, i rischi dei pazienti con altre patologie. Ecco le novità

La presenza di alcune patologie concomitanti può avere un ruolo determinante nello scompenso cardiaco e al suo decorso: i risultati della ricerca italiana e a cosa prestare la massima attenzione

Scompenso cardiaco, i rischi dei pazienti con altre patologie. Ecco le novità
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Sono molte le novità che riguardano una patologia che prende di mira soprattutto le persone di età avanzata (il 20% dei casi oltre gli 80 anni), ovvero lo scompenso cardiaco: accanto all'importantissima notizia che potrà per sempre rivoluzionare questa problematica con la messa a punto di un vaccino ad hoc "tollerizzante", è notizia recentissima il legame tra lo scompenso e malattie completamente diverse come quelle polmonari, renali e il diabete.

La ricerca italiana

Per la prima volta, un'indagine portata avanti dall'Irccs MultiMedica e dall'Università degli Studi di Milano e pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica European Journal of Internal Medicine ha messo in mostra questo legame e il fatto che le patologie concomitanti allo scompenso cardiaco aumentano le possibilità che i pazienti vengano ricoverati una seconda volta con degenze più lunghe che non sempre hanno un buon epilogo. Per arrivare a queste conclusioni la Regione Lombardia ha dato l'accesso ai propri databese con tutti i dati.

I risultati

"Questo articolo rappresenta un'importante conferma della presenza di molte comorbidità nel paziente con scompenso cardiaco. Ricordiamo che nei pazienti con età superiore di 80 anni l'incidenza di scompenso è del 20%. Proprio per la loro età queste persone spesso hanno anche altre patologie, come il diabete o l'insufficienza renale oppure la pneumopatia cronico-ostruttiva. Sono dunque pazienti costretti a prendere molti farmaci per le diverse comorbilità che si sommano alle numerose per lo scompenso cardiaco", ha dichiarato il prof. Salvatore Di Somma, direttore del comitato scientifico dell'Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc Aps).

A cosa prestare attenzione

L'esperto spiega che la nuova ricerca e suoi risultati mettono in luce un fatto importante: chi ha avuto lo scompenso cardiaco non deve prestare attenzione soltanto al cuore ma anche ad altri organi che molto spesso ne sono coinvolti come nel caso delle patologie polmonari. "Nel periodo invernale si può andare incontro ad infezioni delle vie respiratorie, virali oppure batteriche che possono aggravare uno scompenso cronico e portare a una riacutizzazione dello scompenso cardiaco. Ecco, questo è il motivo per cui i pazienti anziani con insufficienza cardiaca cronica sono a rischio ricadute e devono fare il vaccino per evitare queste complicanze".

Chi deve curare il paziente

Quando si parla di scompenso cardiaco si deve prestare la massima attenzione e soprattutto, nei casi di cronicità, questa patologia deve essere affrontada da più specialisti e non soltanto dal cardiologo che riveste un ruolo importante ma si deve avere "anche il supporto di altri specialisti come pneumologi, nefrologi, diabetologi e internisti. Si tratta di una patologia che mette insieme varie anime, ultimo, ma non da ultimo, il medico di medicina generale che poi coordina queste situazioni e segue quotidianamente questi pazienti", afferma l'Associazione italiana scompensati cardiaci.

Quali terapie

Se attualmente i pazienti che hanno lo scompenso cardiaco sono costrette ad assumere più medicinali ogni giorno con tutte le problematiche legate al rispetto dei protocolli, nel prossimo futuro le cose potranno cambiare radicalmente in meglio.

"Sono in corso sperimentazioni su farmaci iniettabili che potrebbero essere somministrati una volta a settimana o una volta al mese, riducendo il carico quotidiano e migliorando la qualità della vita dei pazienti. L'Aisc Aps continuerà a lavorare per sensibilizzare i pazienti sulla corretta gestione delle terapie, affinché possano trarne il massimo beneficio", conclude Di Somma.

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