Ferretti jr corre sulle orme del papà sindaco. "Candiderò Rozzano a capitale della cultura"

Pronto alla sfida per il centrodestra con una lista civica. "Dobbiamo occuparci dei ragazzi fin dalle scuole medie"

Ferretti jr corre sulle orme del papà sindaco. "Candiderò Rozzano a capitale della cultura"
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Da «Rozzangels» a città candidata a diventare la capitale della cultura europea: «Il mio obiettivo è trasformare la visione di Rozzano nell'immaginario comune» dice Mattia Ferretti (nella foto), 36 anni, candidato sindaco civico alle prossime comunali che ha raccolto, con l'appoggio del centrodestra, il testimone dal papà Gianni, l'amato primo cittadino scomparso lo scorso novembre. La politica è sempre stata nel destino di Mattia, dai primi passi nel Consiglio comunale dei ragazzi, al dietro alle quinte vicino al padre nei suoi quindici anni d'opposizione e nei cinque e mezzo da sindaco, fino alla candidatura alle scorse elezioni, quando risultò il più votato tra i consiglieri.

Laureato in Economia e Commercio con un master in International business e un anno da bartender in Scozia come esperienza di vita, ha ereditato la gestione delle aziende di famiglia, tra cui una società di trasporti che, dopo il Covid, contava su una ventina di dipendenti, diventati ora centocinquanta. «Voglio riuscire a portare a casa quantomeno la candidatura a capitale europea della cultura che cambierebbe l'immagine della città - spiega Ferretti - C'è un bando che ha tre linee. Alcuni parametri, per noi, sono inarrivabili. Altri, invece, mettono al centro il senso di comunità e di riscatto e possiamo dire la nostra. Riuscire anche solo a essere selezionati tra i partecipanti ci aiuterebbe a staccarci di dosso questa etichetta di Rozzano come posto pericoloso». Una battaglia contro i luoghi comuni che aveva cominciato anche il padre, quando aveva risposto alle parole che avrebbe usato Fedez durante una rissa - «Lo uccido, sono di Rozzano» - difendendo una comunità fatta «di gente per bene e di persone oneste». Grande attenzione sarà data al quartiere popolare, il più grande d'Italia con oltre 6mila alloggi. Dopo anni di scontri con Aler, papà Gianni aveva iniziato a invertire la tendenza. Da qui ripartirà anche il figlio: «Dobbiamo essere migliori amici - commenta - e cercare di portare a termine il progetto di riqualificazione. Oggi ci sono molti indigenti. E dove c'è povertà arriva anche la microcriminalità. Alcuni cortili sono sotto scacco e noi vogliamo creare un mix sociale, includendo sanitari, forze dell'ordine e lavoratori che fanno fatica con gli affitti, senza lasciarci andare alla deriva del ghetto». Puntando anche sui giovani: «Anche io sono stato un ragazzo di Rozzano e so che bisogna intercettarli già tra le medie e le superiori e poi subito dopo la fine della scuola dell'obbligo per evitare che prendano strade sbagliate. Per farlo abbiamo bisogno di creare attività che li aiutino a distrarsi, come strutture per lo sport o centri dove fare musica».

Una pista che invece si è raffreddata è quella relativa al nuovo stadio dell'Inter. I nerazzurri avevano una prelazione su un terreno fino allo scorso 31 gennaio che non è stata rinnovata: «Questo ci porta a pensare che lipotesi si stia allontanando - osserva Ferretti - Peccato, perché l'ubicazione era strategica e il progetto si prestava anche alla creazione di una viabilità nuova, con uno spazio molto ampio».

Tra l'altro, la passione per l'Inter era una delle cose che legava Mattia con il padre: «Andavamo spesso allo stadio insieme. Quando se ne è andato, c'è chi mi ha detto: Hai perso il tuo migliore amico. E non c'è cosa più vera...».

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