Fiat, all'estero gli impianti già a pieno regime

Il rapporto tra stabilimenti fuori e dentro la Penisola è 6 a 3. La Y arriva dalla Polonia, la Freemont dal Messico, Thema e Voyager dal Canada. Ma la Cgil insiste e mette a rischio anche la Panda: sabato prima udienza sulle intese di Pomigliano

Fiat, all'estero gli impianti già a pieno regime

È una coincidenza, ma la riflessione è d’obbligo. Tra il 2011 e il 2012 ben sei delle nove novità del gruppo Fiat sono prodotte all’estero. Un segnale chiaro di come l’azienda, proiettata verso la piena integrazione con Chrysler, ha raggiunto una dimensione globale. Ma soprattutto un segnale forte alle istituzioni: stando così le cose - e l’amministratore delegato Sergio Marchionne lo ha ribadito in più occasioni - l’Italia, con tutto quello che si porta dietro (tempi lunghi, polemiche, ricorsi sindacali al tribunale) risulta sempre meno centrale nelle strategie del gruppo automobilistico. Marchionne, dunque, quando mette in calendario un modello ha solo l’imbarazzo della scelta su dove realizzarlo: governo e sindacati lo sanno bene. E se il processo che si aprirà sabato a Torino, dopo il ricorso della Fiom contro le Newco di Pomigliano e Mirafiori, dovesse concludersi male per Fiat, il rischio di un rimescolamento delle carte è altissimo.
Il Lingotto non può permettersi ulteriori ritardi e di dialogare con una Confindustria che «dà opportunità a chi ha perso il referendum sulle Newco di appigliarsi a procedure legali», ha rimarcato il top manager. Tutti temi, in primis l’esigibilità degli accordi, affrontati dall’ad nel vertice di ieri con i leader di Cisl (Raffele Bonanni) e Uil (Luigi Angeletti). Del resto, solo due anni fa Marchionne ha dimostrato come, in un battito di ciglia, è possibile spostare la produzione di un veicolo (nel caso l’L-0) da un impianto (Mirafiori) all’altro (Kragujevac, in Serbia). Il motivo è arcinoto: l’urgenza di programmare la nuova gamma, rispetto al continuo «stop and go» della trattativa su «Fabbrica Italia». Ecco, allora, che le prime due novità del 2011, Lancia Y e Fiat Freemont nascono, rispettivamente, a Tychy (Polonia) e Toluca (Messico), ovvero negli stessi siti che sfornano la 500, da una parte per l’Europa, e dall’altra per Usa e Cina. Anche a ottobre, quando toccherà ad altri due nuovi modelli entrare nelle concessionarie, le produzioni non riguarderanno l’Italia: Lancia Voyager e Thema, ammiraglia progettata su base Chrysler 300, saranno assemblate entrambe in Canada: rispettivamente, a Brampton e Windsor (Ontario).
Per il debutto della prima automobile «made in Italy» post scissione del Lingotto e con l’integrazione Fiat-Chrysler a un punto avanzato, bisognerà attendere la fine dell’anno. Parliamo della futura Panda, in vetrina al Salone di Francoforte, a settembre, ma le cui vendite cominceranno solo all’inizio del 2012. Panda sarà il frutto della tormentata vertenza che ha visto al centro la fabbrica di Pomigliano d’Arco. In Campania i lavori di ammodernamento dell’impianto sono a buon punto: la lastratura è stata quasi completata, mentre procedono i lavori sulla verniciatura e il montaggio. A fine giugno dovrebbero iniziare le prove delle pre-serie.
Il nuovo anno si aprirà (lancio previsto entro giugno) con tutti i riflettori puntati sulla fabbrica serba da cui uscirà l’L-0, «sfilato» a Mirafiori. Le successive anteprime programmate nel 2012 saranno concentrate da luglio in avanti: la Flavia Cabrio, su base Chrysler 200, altro modello che sbarcherà dagli Usa (stabilimento di Sterling Heights, nel Michigan) e i due Suv destinati (rispunta l’Italia) a Mirafiori: uno con il marchio Alfa Romeo e l’altro con il logo Jeep.

E così la partita finirà 6 a 3 per le fabbriche fuori Italia di Fiat-Chrysler (per l’Alfa Romeo Giulia ancora nessuna conferma su data di lancio e sito produttivo). La corda è tesa al massimo e potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, con conseguenze pesantissime per il nostro Paese. La Panda italiana è appesa al verdetto di un giudice.

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