Roma - Grande attesa per l'esito del referendum di Mirafiori. Si svolgono le assemblee del fronte del sì e del no, in attesa che i 180 lavoratori del terzo turno di giovedi diano il via al voto sul referendum per l’accordo tra sindacati e azienda. La consultazione coinvolgerà la grandissima parte dei 5.431 lavoratori, quasi esclusivamente operai. Si vota fino a venerdi sera. Intanto, nel Paese, divampa la polemica politica.
Camusso: restiamo in fabbrica "Comunque vadano le cose la Fiom tornerà sicuramente in fabbrica". L'ha affermato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Alla domanda se davvero, come è stato scritto da alcuni giornali, le assemblee organizzate dalla Fiom a Mirafiori saranno le ultime dopo 110 anni di storia della fabbrica, la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha replicato che "la Fiom è una grande organizzazione con migliaia di iscritti, non è che viene cancellata così". "Evitiamo - ha proseguito - di attribuire all’amministratore delegato della Fiat il potere di cancellare la storia e le tradizioni e organizzazioni del nostro paese". Riguardo alla possibile vittoria del sì al referendum che, in assenza di una firma anche tecnica della Fiom comporterebbe l’esclusione di questa organizzazione dalla rappresentanza dei lavoratori nella fabbrica, Camusso ha commentato che "in quella fabbrica comunque vadano le cose, la Fiom Cgil ci tornerà".
Chiamparino: esterrefatto per le polemiche Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino si dichiara "esterrefatto per tutte le polemiche su Marchionne". "Sono senza parole perché in qualsiasi altra parte del mondo, uno che mette sul tavolo un miliardo di investimenti sarebbe stato accolto col tappeto rosso» e, d’altra parte, "nel settore del tessile e dell’alimentaristica lavorano così da vent’anni", sottolinea Chiamparino in un’intervista al Riformista, dove contrasta duramente la posizione della Fiom mentre mostra comprensione per la Cgil di Susanna Camusso.
Il ministro Romani "Nessuno immagina che a Torino possa esserci un risultato negativo", ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Poi ha respinto al mittente le accuse di inerzia al governo: "Siamo stati molto attenti e abbiamo monitorato la situazione". Romani ha rivendicato invece al governo il merito di "essere stato a fianco dell’azienda, di aver parlato e verificato con la Fiat e con i sindacati lo scenario, che non è fatto solo di Pomigliano e Mirafiori, ma anche di Termini Imerese, del mercato dell’auto e dell’indotto". Insomma, ha concluso, "il governo non è stato spettatore, ma protagonista di questa avventura".
Capezzone: Pd fuori dal tempo "Dopo settimane di silenzio - dice Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - Bersani ieri ha parlato sulla vicenda Fiat, ma la sua risposta a Berlusconi è forse la cosa politicamente (e ancor più culturalmente) più sbagliata e arretrata che il Pd potesse dire e fare. Il Pd mostra di essere drammaticamente fuori dal tempo, incapace di interpretare e capire la modernità e le esigenze di innovazione. Tra Marchionne e la Fiom, Bersani ha di fatto scelto la Fiom, il massimalismo sindacale, mettendosi letteralmente fuori gioco rispetto a quello che accade in tutto il resto dell’Occidente avanzato. Lo spirito innovativo - sia pur superficiale ed effimero - aleggiato al Lingotto è ormai svanito e archiviato nel Pd".
Landini: questo referendum è un ricatto "Mi sembra che si tratti più di un ricatto che di un referendum, e che rischi di diventare un plebiscito in cui si può solamente dire ciò che chi comanda vuole che si dica". Lo ha sottolineato il leader della Fiom, Maurizio Landini, intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque.
"Per me - ha ribadito Landini - questo referendum è illegittimo perché in un referendum si deve poter essere liberi di scegliere tra il sì e il no; invece, come sta dicendo da una settimana l’amministratore della Fiat, se i lavoratori dovessero dire di no lui chiuderebbe la fabbrica e non farebbe l’investimento; è evidente che il lavoratore non sia libero di scegliere perchè gli viene detto che se accetta ciò che gli viene detto bene, altrimenti viene licenziato"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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