Fiat: "Trimestre forte in un mercato a fondo"

I profitti scendono, ma restano in nero per 308 milioni, stabile l’indebitamento, in crescita la liquidità. Marchionne rassicura: «Non c’è bisogno di aumenti di capitale». In Borsa il titolo prima sprofonda, poi chiude in calo del 2%. Il «core business» fattura 6,5 miliardi (-1,4%), Ferrari e Maserati in calo del 3%

Fiat: "Trimestre forte in un mercato a fondo"

nostro inviato a Torino

«Un altro trimestre forte in un mercato a fondo». È lo slogan con cui ieri Sergio Marchionne ha affrontato la raffica di domande degli analisti poche ore dopo aver presentato al consiglio di amministrazione di Fiat i dati di bilancio. La Borsa ha comunque risposto in modo freddo (meno 2,05%, a 11 euro, alla fine di una giornata che si era aperta con il titolo sotto fino al 6%) all’ottimismo palesato da Marchionne («i conti sono sani e sotto controllo, confermo gli obiettivi e la chiusura dell’anno con una posizione finanziaria sotto 5 miliardi») e alla rassicurazioni a proposito della liquidità, cresciuta da 6,4 a 8,4 miliardi.
In proposito sia il presidente Luca Cordero di Montezemolo sia l’amministratore delegato del Lingotto, rivolgendosi all’azionista John Elkann (Exor), hanno ribadito che «non sono necessari aumenti di capitale», anche perché «tutte le aziende guadagnano nonostante il momento difficile».
«La divisione Auto, fino al 2004 considerata la pecora nera - ha aggiunto Montezemolo - genera cassa, trascina il gruppo e conquista quote di mercato (33% in Italia e 9% in Europa, le stime fatte ieri per la fine dell’anno)». «I risultati nel trimestre - ha detto Marchionne - sono stati in linea con le nostre attese. Il peggio è passato». Ecco, in sintesi, i dati che il consiglio del Lingotto ha approvato: ricavi per 12 miliardi (-15,9%), utile della gestione ordinaria pari a 308 milioni dai precedenti 802 (e atteso a oltre un miliardo a fine esercizio), mentre il margine sui ricavi è stato del 2,6%, «il migliore dell’anno», per effetto dell’andamento positivo di tutti i business del gruppo. Positivo per 25 milioni (da 468 del trimestre 2008) il risultato netto, e indebitamento industriale stabile a 5,8 miliardi di euro.
La divisione Auto, cioè il core business del Lingotto, ha registrato, nei tre mesi, un fatturato a 6.541 milioni in calo dell’1,4%, che sale a 6.996 milioni con Ferrari e Maserati, in diminuzione del 3%. Il trading profit si attesta a 155 milioni (da 190 milioni) e aumenta a 208 milioni (da 278) se si considerano anche i due marchi sportivi emiliani.
Marchionne, parlando del futuro della casa automobilistica, ha progetti ambiziosi, come quello di superare Bmw (lo scarto è di un punto solo) nell’eccellenza evidenziata dall’indice Dow Jones sulla sostenibilità. «Già ora - ha ricordato il top manager - la media delle emissioni di CO2 dei nostri modelli è inferiore a 130 grammi al chilometro; in pratica sono già stati raggiunti i target imposti dall’Ue per il 2015». I dati di Fiat Group Automobiles sarebbe stati migliori se il settore dei Veicoli commerciali, che sino a poco tempo fa ha fatto da traino, non fosse stato fortemente penalizzato dalla crisi. Le vendite di furgoni sono infatti scese del 21%.
Chiudono in nero anche Cnh e Iveco, che perdono rispettivamente il 27,4% e il 29,7% del fatturato sullo stesso periodo del 2008, mentre il risultato della gestione ordinaria è pari a 66 milioni per il settore macchine e costruzioni agricole, e a 22 milioni per i veicoli industriali (erano pari a 284 e 181 milioni). Per i camion la situazione è particolarmente grave nel segmento «pesanti» (meno 60%) che, come evidenziato da Marchionne, «ha toccato il fondo in Europa Occidentale».


Il gruppo, a questo punto, conta di raggiungere nel 2010 un utile della gestione ordinaria pari a 1,5 miliardi e una crescita del fatturato del 2-3%, ma solo nell’ipotesi di un rinnovo degli ecoincentivi in Italia anche nel 2010. Marchionne ha inoltre quantificato in 370 milioni complessivi (300 per l’Auto e 70 per i componenti) l’impatto negativo sul trading profit in caso di mancato rinnovo dei bonus.

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