
La vigilia di Natale è stato il record: 5mila persone si sono messe in coda fin dalle 7.30 del mattino per portare a casa un po' di pane, il latte e il parmigiano, un barattolo di legumi, un altro di carne in scatola o di tonno, un po' di pomodoro, una scatola di spaghetti. E poi qualche dolce, dei mandarini e dei kiwi. Un pacco per ogni componente della famiglia che si mette in fila in quella via Toscana dove si snoda «ormai quotidianamente» il lungo serpentone che porta al Pane Quotidiano, l'associazione che dal 1898 si occupa di distribuire alimentari ai milanesi più in difficoltà. Sempre di più. Sono anziani, ma sempre più anche «giovani tra i 35 e i 55 anni», come racconta Luigi Rossi presidente dell'associazione. Sono disabili e non, sono italiani e stranieri, disoccupati e pensionati, ma anche tantissime persone che pur lavorando non riescono ad arrivare alla fine del mese. «Negli ultimi tre anni c'è stato un aumento pauroso - Da 3mila, massimo 3.500 passaggi giornalieri di qualche anno fa, oggi siamo arrivati a una normalità fatta di 4.500 con punte di 5mila come è stato per la Vigilia o come succede alcuni sabati quando le scuole sono chiuse e le famiglie arrivano tenendo i bambini per mano perché hanno lo stesso diritto di ricevere una razione anche loro come un adulto». Numeri «veramente considerevoli. Nell'arco di un anno abbiamo più di un milione e mezzo di passaggi», spiega per far capire che l'attività svolta da loro come da altre associazioni solidaristiche «dovrebbe essere sussidiaria, cercando di riempire quei coni di ombra che ci sono e che invece ora si allargano sempre di più. Così l'attività è diventata necessaria. E questo è un grosso problema». Non per i volontari che qui non mancano mai. Tanti e di tutte le età «anzi siamo orgogliosi di avere così tante persone che ci chiedono di venire», racconta ancora. Il problema è un altro. Se fino a qualche tempo fa chi si trovava a dover ricorrere al pacco del Pane Quotidiano, lo faceva magari una o al massimo due volte a settimana, ora la frequenza è aumentata. «Ci sono persone che vengono anche tutti i giorni, ma comunque 4/5 volte a settimana. Per quanto ci riguarda dobbiamo quindi cercare di aumentare e variare anche le razioni alimentari. La maggior frequenza è un sintomo. A Milano come nelle altre capitali europee, chiaramente ci sono sempre più persone non ce la fanno. Qui non è tanto un problema di disoccupazione, il vero problema è il potere d'acquisto: oggi con uno stipendio medio di 1400-1500 euro a Milano non si vive».
Rossi poi spiega quello che i volontari del Pane Quotidiano stanno facendo in questi giorni che precedono le feste: «Noi a Natale facciamo sempre qualcosa in più per rendere anche un pochino più speciale il Natale per i nostri ospiti, chiaramente oltre al panettone, riusciamo a rinforzare un po' la nostra razione alimentare grazie proprio alle aziende che ci mettono a disposizione più alimenti e soprattutto più varietà di alimenti». Ma l'appello è sempre valido, per aziende e grade distribuzione ma anche per avere indumenti dismessi ma in buono stato «che ci farebbero sentire meno soli».
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