Il film sull’inno di Baglioni ora lancia la sfida a Notte prima degli esami

da Roma

Lui, Emanuele Bosi, 21 anni, è un mix di Kim Rossi Stuart e Leonardo DiCaprio, più giovani, si intende. Lei, Mary Petruolo, 19 anni, ha gli occhioni di Vittoria Puccini, ma con una punta di Ornella Muti prima maniera. Sono loro, scelti dopo tre mesi serrati di provini, i protagonisti sconosciuti di Questo piccolo grande amore, il film di Riccardo Donna tratto dall’omonimo, anche mitico, disco di Claudio Baglioni. Una scommessa mica male. Non a caso messa in campo da Giannandrea Pecorelli, il produttore che ideò Notte prima degli esami nella diffidenza generale. Poi s’è visto come andò a finire: 13 milioni di euro al box office. In molti, tra i registi che rinunciarono con una punta di snobismo, oggi si mordono le mani. Giunto alla quarta settimana di lavorazione (ieri sera si girava a Ponte Sant’Angelo, in una Roma travestita da anni Settanta), il film dovrebbe debuttare il 12 febbraio, alla vigilia di San Valentino, distribuito da Medusa e coprodotto da Matteo Levi. Sarà una bella sfida, visto che lo stesso giorno uscirà anche Ex, la commedia corale girata per Raicinema da Fausto Brizzi, proprio il regista di Notte prima degli esami. Storie diverse, per climi sentimentali ed età dei personaggi, ma all’ombra di un cuore che continua a far rima con amore.
Naturalmente Questo piccolo grande amore sarà molto più di un film. L’ambizione è di farne un’operazione multimediale (libro, disco, tour, poster, eccetera) che vede in Claudio Baglioni il testimonial ideale. E chissà che alla fine il cantante non accetti pure di comparire sullo schermo, magari per un attimo. Intanto ci si può collegare al sito, che si apre con una scritta su fondo nero (le prime parole scandiscono: «Piazza del Popolo è totalmente diversa da come siamo abituati a conoscerla oggi... »), accompagnata dai rumori inconfondibili di una manifestazione studentesca. Con buona pace di chi trova «terrificante» l’ipotesi, ritenendo la canzone «una nenia insopportabile e zuccherosa», il progetto sembra nascere sotto una buona stella commerciale, non fosse altro perché - in tempi di revival adolescenziali - Questo piccolo grande amore resta un evergreen transgenerazionale. Già. «Lei era un piccolo grande amore / solo un piccolo grande amore / niente più di questo... / niente più», cantava a squarciagola Baglioni nel 1972, facendo fremere i teen-ager dell’epoca con l’immagine di «quella sua maglietta fina / tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto».
Proprio al Giornale, qualche mese fa, Pecorelli confessò: «Non ci serve un regista clippettaro tutto dolly e montaggio frenetico, ma uno che sappia maneggiare la musica con fantasia, partendo da un tirante classico. Gli americani lo chiamano “a boy meets a girl”, insomma, l’incontro tra un ragazzo e una ragazza». Il produttore è convinto di averlo trovato in Riccardo Donna, classe 1954, regista di formazione tv incuriosito all’idea di trasformare in film il famoso concept-album. Un filo rosso lega infatti le 15 canzoni, da Piazza del Popolo a Con tutto l’amore che posso, e proprio da lì è partito lo sceneggiatore Ivan Cotroneo. Esclusa l’ipotesi del musical, la trovata sta nell’usare i testi baglioneschi, uniti a frammenti di canzoni, come una sorta di io narrante. I due produttori si sono rivisti film come Hair e Parole parole parole... prima di convincersi che una strada diversa era possibile. Del resto, basterebbe riascoltare Questo piccolo grande amore per accorgersi che Baglioni, partendo da una manifestazione studentesca dispersa dalla polizia, racconta l’evoluzione di un amore tra un ventenne e una diciottenne.

Il colpo di fulmine al bar, gli amici che sfottono, lui e lei che si frequentano e fanno l’amore, l’arrivo della cartolina rosa, lo sfibrarsi di quel legame a causa della distanza, l’incontro casuale a Porta Portese, con lui che la vede con un altro, la consapevolezza che quel sentimento è troppo grande per essere vissuto. Il target? Dice Pecorelli: «Se riesce bene, sarà un film per tutti: i teen-ager, i fan di Baglioni, soprattutto coloro, e sono tanti, che almeno una volta nella loro vita hanno vissuto un grande amore».

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