Agenda 2030 e finanza sostenibile: quali interconnessioni

Ecco cosa può fare la finanza sostenibile nel raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030

Agenda 2030 e finanza sostenibile: quali interconnessioni

È il programma delle Nazioni unite per favorire uno sviluppo sostenibile mentre per il settore finanza sostenibile rappresenta il quadro per definire quanto gli investimenti rispettino realmente gli Esg (Environmental, Social and Governance).

L’Agenda 2030, firmata il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell'Onu, si suddivide il 17 Goals o SDGs (Sustainable Development Goals) al cui interno sono compresi 169 target. Nei fatti l'Agenda rappresenta il quadro di riferimento globale per lo sviluppo sostenibile da raggiungere attraverso l'impegno di tutti (istituzioni, privati e società civile) su cinque campi, o meglio dire 5 P dell'Agenda: Persone, Pace, Pianete, Prosperità e Partnership.

Anche il settore dell'economia e della finanza sono impegnati nel raggiungimento degli obiettivi globali di sviluppo sostenibile. Dalla firma dell'Agenda, l'Ue ha attivato, proprio sul settore finanziario, un ampio programma di riforma dei mercati anche attraverso l'istituzione, a dicembre 2016, di un gruppo di esperti (High Level Expert Group on Sustainable Finance - HLEG) il cui compito è quello di elaborare raccomandazioni funzionali allo sviluppo della finanza sostenibile. Ora il gruppo di esperti è assunto la forma della Piattaforma per la finanza sostenibile di cui abbiamo parlato in un precedente articolo de IlGiornale.It.

I compiti del gruppo di esperti sono quelli di:

  • consigliare la Commissione sulla scelta dei criteri tecnici di screening per la tassonomia e sull'applicabilità dei criteri stessi;
  • consigliare la Commissione nella revisione della Taxonomy Regulation favorendo l'inclusione di ulteriori obiettivi di sostenibilità, tra cui la dimensione social, al momento esclusa, a danno della dimensione ambientale;
  • monitorare e riferire sui capital flows verso investimenti sostenibili;
  • supportare la Commissione in modo più ampio sulla politica finanziaria sostenibile.

Nel marzo 2018, inoltre, la Commissione Europea ha pubblicato il Piano d'Azione per finanziare la crescita sostenibile (Action Plan on Financing Sustainable Growth) con l'obiettivo di sostenere e implementare gli investimenti sostenibili attraverso l'integrazione di criteri ambientali, sociali, e di governance (gli Esg).

Questi criteri sono i fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento. Originariamente erano declinati attraverso il concetto di "Triple Bottom Line" o anche noto anche come "Persone, Pianeta e Profitti" (PPP), principio secondo cui le aziende non dovrebbero finalizzare le proprie azioni ai soli profitti ma anche ad assicurare il miglioramento delle condizioni delle tre P.

Fondamentalmente si tratta delle basi per gli investimento sostenibili e responsabili (Sustainable and Responsible Investing, SRI), criterio per cui le imprese hanno maggiori possibilità di successo (in termini di profitti e rendimento) nel caso in cui generano valore comune, condiviso e, soprattutto sostenibile.

Ed è qui, dunque, che entra in gioco la finanza sostenibile.

Secondo Consob, la FS "si pone l'obiettivo di creare valore nel lungo periodo, indirizzando i capitali verso attività che non solo generino un plusvalore economico, ma siano al contempo utili alla società e non siano a carico del sistema ambientale".

Per ognuno degli SDGs, dunque, ci sono investimenti di finanza sostenibile in grado di sostenerne il raggiungimento degli obiettivi.

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