In un contesto economico che vede gli operatori e i consumatori sempre più attenti a obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale e le questioni della responsabilità sociale dell'impresa farsi sempre più cogenti, in diversi organigrammi si sta facendo strada la figura del Sustainability manager, il "manager della sostenibilità".
La cosa non deve stupire: così come la necessità di organizzare in grandi organizzazioni gli spostamenti di quote importanti di lavoratori ha dato vita alla figura del Mobility manager e così come la crescita della digitalizzazione ha promosso l'emersione di un numero sempre più elevato di Chief Information and Security Officer per promuovere la sicurezza dei dati, ecco che l'incorporazione degli obiettivi di sostenibilità nelle strategie aziendali impone una nuova svolta.
Le grandi sfide ambientali e sociali sono diventate questioni strategiche di importanza fondamentale per le imprese di tutto il mondo e a livello europeo i nuovi piani di investimento comunitari e i programmi nazionali, da ultimi quelli legati a Next Generation Eu, hanno sempre di più promosso come loro Stella Polare l’obiettivo di incrementare la sostenibilità e creare un’economia climaticamente neutra, competitiva e inclusiva. In particolar modo, la finanza sostenibile e le sue pratiche orientano giocoforza le decisioni di investimento degli operatori sulla scia degli obiettivi Esg e dunque condizionano automaticamente la necessità di un'azienda di adeguarsi al loro rispetto.
Hanno assunto in tal senso salienza gli obiettivi Esg: una crescita aziendale sostenibile su piano ambientale (Environmental) attraverso la riduzione dell'impatto ecologico delle attività, sociale (Social) con la distribuzione di valore a livello collettivo e condiviso e di governance con l'aperura egalitaria dei meccanismi decisionali interni all'azienda e alla sua amministrazione. Tali sfide stanno influenzando le pratiche commerciali e stanno creando nuove opportunità e modelli di business spinti dalle nuove politiche ambientali, dalla crescente attenzione dei consumatori e dalle maggiori pressioni della comunità finanziaria.
Come ricorda lavoce.info, del resto, non è la prima volta che ciò accade: "I primi investimenti socialmente responsabili (Sri) risalgono infatti al 1920, quando un gruppo di investitori ecclesiastici decise di finanziare soltanto progetti ad alto impatto sociale. Nel corso degli anni la pratica si diffuse sempre di più, soprattutto alla luce di alcuni eventi come i disastri ambientali di Santa Barbara nel 1969, di Bhopal nel 1984 e di Exxon Valdez nel 1989", includendo la sfera ambientale. Ma è solo negli ultimi vent'anni che la spinta alla trasformazione strutturale delle economie attraverso la battaglia ambientale, la transizione energetica e la necessità di una crescita più equilibrata dopo la Grande Recessione e la pandemia hanno promosso un'accelerazione nel cambiamento dei modelli di business. Questa trasformazione ha reso evidente che una strategia sostenibile non solo aiuta le aziende a prosperare e crescere ma genera anche valore di lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholders e delle generazioni future. Ed è qui che si inserisce la figura del manager "sostenibile" di ultima generazione.
Tale manager deve svolgere un’attività costante di prevenzione, consistente nella predisposizione di strategie e iniziative che risultino efficaci per il business e allo stesso tempo sostenibili. Le figure di domani dovranno saper gestire al tempo stesso il lato dell'attività materiale dell'impresa e quella sul fronte finanziario: sempre più regolatori e agenzie di rating stanno pensando di adattare la loro valutazione includendo parametri Esg, e questo va tenuto conto nel programmare il futuro di un'impresa. Continua lavoce.info: "A partire dai corsi in Economia e Finanza, ma non solo, questi temi devono essere affrontati con rigore scientifico. La domanda da parte del mondo del lavoro è molto elevata e si fa spesso portavoce nel promuovere l’integrazione dei criteri Esg nella valutazione dell’affidabilità creditizia e nel valutare i rischi e le opportunità connesse al cambiamento climatico, al fine di accrescere la sensibilità sui temi della finanza sostenibile anche nei manager di domani". Non è, dunque, solo una questione di greenwashing o una moda del momento, ma un cambio di paradigma strutturale e strutturato.
Il sustainability manager sarà la più strategica tra le figure che la fase attuale segnata dalla transizione energetica abiliterà, ma non sarà solo vincolato alle politiche "verdi": dovrà contribuire a ristrutturare l'azienda nell'ottica secondo cui ogni organizzazione non deve più essere una monade in cerca di accrescimenti continui della propria quotazione o dei propri indici, ma in primo luogo un agente sociale destinato a creare valore a livello condiviso. Dalla cui generazione deriveranno, senza alcuna incoerenza, benefici concreti per le sue stesse attività.
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