Fini torna all'attacco: "Berlusconi si dimetta Si voterà in primavera"

Il presidente della Camera tuona contro il Cav: un dominus assoluto, faccia un passo indietro. Poi propone un governo di transizione e dice: il mio nome vale di più di Fli. E sulla casa di Montecarlo: campagna di fango e diffamatoria

Fini torna all'attacco: 
"Berlusconi si dimetta 
Si voterà in primavera"

L'ultimo attacco del presidente della Camera Gianfranco Fini arriva dalla Piazzapulita di Corrado Formigli, il programma di La7 condotto dall'ex collaboratore di Michele Santoro. E bastano i primi minuti di monologo per capire che Fini si sente già in campagna elettorale. Certo che il suo cognome possa pesare ancora molto nella scena politica ("abbiamo commissionato un sondaggio perché se chiedi ai cittadini cosa è Fli qualcuno risponde che non lo sa, ma se c'é il nome di Fini qualcuno in più di certo sa chi è), il leader di Fli tuona contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo invita, ancora una volta, a dimettersi.

Perché, dice lui, "è sempre meglio tardi che mai", e "il governo si occupa di tutto tranne che di governare e così non può durare". Prevede il futuro, quando dice che "si voterà nella primavera del 2012" e spera che "nella maggioranza qualcuno prenda coraggio e dica a voce alta ciò che dice nei corridoi". Anche su cosa dovrebbe accadere dopo Fini ha le idee chiare. E cioè un governo di transizione che comprenda anche il Pdl e che realizzi un programma di poche cose concrete, con una maggioranza più ampia di quella del governo Berlusconi".

E a guidare questo ipotetico nuovo governo "dovrebbe essere un rappresentante della attuale maggioranza". Insomma, chiunque tranne Berlusconi. Che è un po' la stessa linea dettata dal professore Prodi e da gran parte dell'opposizione. 

Ma è sul ruolo che dovrebbe avere il suo partito nel futuro politico che Fini dà il meglio di sé. Non si espone. Respinge la sua candidatura a eventuale premier e alla provocazione di Formigli sull'eventualità di diventare il delfino di Casini (dopo esserlo stato di Berlusconi) il presidente della Camera risponde tronfio: "Ho imparato a nuotare da piccolo, sono istruttore subacqueo da tanti anni". E anche pescatore di stelle marine, aggiungiamo noi.

Ma l'invettiva continua: "Oggi ministri come Frattini, Tremonti e altri erano tutti a Montecitorio per il ddl intercettazioni, ma non è questo che interessa ai cittadini, viene fatto tutto tranne quello che interessa gli italiani e anche a livello internazionale oggi l'Italia ha credibilità zero".

Ma il tema che lo scalda di più è quello della casa di Montecarlo. E' lì che Fini affila le lame e attacca il Giornale, reo, a suo dire, di avere orchestrato una campagna diffamatoria e di fango contro di lui. Fini non lo dice esplicitamente, ma secondo lui dietro tutto questo ci sarebbe stato il presidente del Consiglio. E quando Formigli gli cita il documento del governo di Santa Lucia che attesta che il proprietario della casa di Montecarlo è suo cognato, lui non si scompone, respinge tutto e critica l'attendibilità del documento. Insomma, ha ragione lui e basta.  

Fini poi ripercorre altre vicende del passato. Come il suo rapporto con il Pdl e con Berlusconi e non nasconde di avere “la mia quota di responsabilità sull’approvazione, non tante, di leggi ad personam” e rivendica “non rinnego il Pdl né il mio passato”. Ammette di essere stato abbandonato dai suoi fedelissimi perché "diciamo che la carne è debole". Vuol dire che sono stati comprati da Berlusconi?, obietta Formigli. "No, dico che la carne è debole.. beh, diciamo che sono stati folgorati sulla via di Damasco", risponde Fini.

E se poi gli si chiede quale sia stato il suo più grande errore politico, ecco che il presidente della Camera risponde: “Mi sono illuso di poter condizionare Berlusconi e di potergli impedire di fare alcune cose. Ora si parla di un ruolo abnorme di Tremonti, perché fa di testa sua. C’è stato un momento, è noto, in cui dissi o lui o io. In una coalizione come la nostra An svolgeva un ruolo, magari non ci riusciva sempre, di salvaguardia di valori come l’unità nazionale. Quando ho creduto fosse possibile un unico partito, il Pdl, dopo la nascita del Pd, Berlusconi si è convinto di poter essere il dominus assoluto”.

Fini invece deve ancora

capire che ruolo vuole, e soprattutto, può giocare nel prossimo futuro. Altrimenti rischia che quando commissionerà il prossimo sondaggio sul suo nome la gente lo avrà già relegato nell'oblìo politico.

 

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