Finocchiaro: «Mi credono triste e mi danno solo ruoli drammatici»

Lucio Giordano

da Taormina

Da bambina voleva diventare suora o ballerina. Non ha fatto né l’una e nell’altra. Poi, crescendo, per accontentare il papà imprenditore, Donatella Finocchiaro si è laureata in giurisprudenza. Voto finale 105, tesi in medicina legale, ritrovandosi poi a ventott’anni a lavorare in uno studio legale di Catania. Contenta? Macché. Desiderava altro il volto emergente del cinema italiano 2006. Desiderava recitare. Per sé stessa, non per raggiungere il successo.
Certo si dice sempre così. Tutti gli attori non ammettono mai che la molla per farcela sono i soldi e la popolarità. Ma la Finocchiaro, incontrata ieri al film festival di Taormina, praticamente una sbirciatina di cannocchiale da casa sua, sembra sincera mentre lo dice. Sincera e solare. Bellissima, molto più bella che in Il regista di matrimoni o La fiamma sul ghiaccio, i due film che l’hanno messa in luce quest’anno. Vestita in maniera semplice ed elegante, di nero, come i suoi occhi e i suoi lunghi capelli, grazie ai quali per due anni ha fatto la modella per parrucchieri, l’attrice mette subito le mani avanti sul nuovo film di Roberto Andò, Viaggio segreto, appena finito di montare: «Che sia candidato al festival di Venezia lo sta dicendo lei: io non ne so niente».
Le voci corrono, pare che il film sia molto piaciuto alla commissione selezionatrice.
«È una bella storia, questo è vero. Al fianco di Alessio Boni, il protagonista, interpreto Anna, una ragazza che aiuta il giovane ad uscire dalla crisi esistenziale nella quale è sprofondato nel momento in cui i fantasmi della sua infanzia sono riemersi in maniera prepotente».
Ci risiamo: un altro ruolo da crocerossina. Drammatico.
«Ha ragione, finora non ho mai interpretato una commedia: cosa che mi piacerebbe tantissimo. Ma evidentemente ai registi piaccio in queste vesti».
Dal suo esordio in poi, con Angela di Roberta Torre, ha fatto quasi sempre la protagonista. Fortuna oppure è una sua scelta accettare solo ruoli principali?
«Fortuna, fortuna pazzesca. Ho saltato a piè pari la gavetta. Prima della Torre avevo recitato solo due anni in teatro. Tra l’altro vivendo a Catania, mi aspettavo di fare una vita povera sui palcoscenici di tutta Italia. Il mondo del cinema non lo prendevo nemmeno in considerazione».
Certo ha avuto coraggio: abbandonare una promettente carriera di avvocato per la recitazione.
«Lo so. E questa mia decisione ha procurato molti malumori in famiglia. Ma vede, io non mi ci vedevo proprio in uno studio legale. E l’idea di sposare il mio antico fidanzato, uno stimatissimo medico napoletano, mi faceva stare male. Già mi vedevo depressa. Così, a un certo punto ho detto basta, rischiando il tutto per tutto. Ma la decisione è stata faticosa, sofferta. All’inizio il rapporto con i miei si è fatto difficile. Li avevo delusi».
Ha nostalgia delle aule dei tribunali?
«Per niente».
Bellocchio, scegliendola, è rimasto affascinato dai suoi occhi malinconici.
«Strano, vero? Io sono tutt’altro. Mi considero una ragazza allegra, disincantata, senza grossi nodi esistenziali. Ma se l’ha detto il maestro, che è un genio, sono contenta così».
Il regista di matrimoni, il film di Bellocchio, le è sicuramente servito a lanciarsi. Che effetto fa, adesso, ricevere tutte queste attenzioni?
«A parte che non mi considero arrivata e ancora oggi tutti mi scambiano per l’altra attrice, Angela Finocchiaro, devo dire che è piacevole. Ma preferisco la normalità. Lo star system non m’interessa.

E poi star di cosa? Siamo tutti piccolissimi nel mondo dello spettacolo. Io insomma preferisco continuare a vivere a Catania, con le valigie pronte all’uso. Anche adesso che mi hanno proposto un film con Luigi Lo Cascio e altre due pellicole da girare subito dopo, non cambio idea».

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